Elezioni amministrative 2021, voto al rallentatore: i record negativi a Napoli e in Calabria

Più che una scarsa affluenza sembra un voto al rilento quello delle amministrative. Ieri infatti la giornata è stata caratterizzata da un calo generale anche se il...

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Più che una scarsa affluenza sembra un voto al rilento quello delle amministrative. Ieri infatti la giornata è stata caratterizzata da un calo generale anche se il dato è difficilmente rapportabile alla tornata di cinque anni fa, quando si votava solo nella giornata di domenica (si potrà farlo, infatti, anche oggi dalle 7 alle 15). In generale però la giornata si chiude (dato delle ore 23) con un calo su scala nazionale di quasi 20 punti. A votare infatti è stato il 41,65 per cento (relativo a 1.153 Comuni alle urne) contro il 61,49 registrato nelle precedenti elezioni per il rinnovo dei sindaci. Anche se questa tornata decide anche l'elezione di due parlamentari con le suppletive nei collegi di Siena e di Roma Primavalle. Caso a parte per la Calabria, unica regione al voto, dove l'affluenza scende di quasi 15 punti (con numeri arrivati solo nella notte) per le regionali mentre è in linea con la media nazionale nelle comunali. Ma alla fine i numeri dicono freddamente una cosa: ieri alle urne si recato solo un elettore su tre e solo oggi si capirà l'entità vera dell'affluenza. 

Complice una giornata ancora estiva al Sud, non c'è stato un grande appeal tra gli elettori e le urne. Con un trend, basso, iniziato sin dalla prima rilevazione ufficiale delle 12. Numeri simili nei 6 capoluoghi di regione al voto dove la battaglia delle ultime settimane, e dove il risultato finale ha un peso altissimo sugli equilibri politici nazionali, sembrava presagire percentuali più alte. Iniziando da Napoli, che è la città con l'affluenza più bassa tra i 4 capoluoghi di provincia campani chiamati alle urne. Alle ore 23 vota infatti vota il 33,72 per cento degli elettori partenopei mentre nella precedente tornata, quando le urne erano aperte un solo giorno, l'affluenza era stata del 54,12. Ma attenzione perché se il voto per palazzo San Giacomo viene rapportato alle regionali di esattamente 12 mesi fa, quando pure si votata in due giorni ed era sempre una domenica quasi estiva che invitava al mare, scopriamo che invece c'è comunque una diminuzione: alle 23, infatti, aveva votato il 38,92 degli elettori. Dato questo meglio comparabile con l'affluenza di ieri anche se il voto per Regione e Comune non possono essere sovrapponibili nelle scelte degli elettori. Unico dato certo è invece il fatto che Napoli è la città con l'affluenza più bassa tra i capoluoghi di provincia campani chiamati alle urne. Il dato più consistente è quello di Benevento, la cittadina in cui l'ex ministro Mastella si gioca la rielezione dove vota addirittura il 53,20 per cento (74 nel 2016) e diventa l'unico capoluogo a superare la soglia psicologica del 50 per cento. Segue Caserta (48,92 contro il 70,23 di cinque anni fa) e Salerno (46,54 per cento contro il 68,41 del 2016) dove Enzo Napoli, il fedelissimo deluchiano, si gioca la rielezione nella roccaforte del governatore della Campania. 

Al voto vanno 20 capoluoghi ma le attenzioni sono tutte su sei città, che rappresentano comunque un test politico per gli scenari politici nazionali ed il peso specifico dei partiti. Senza contare come sia il primo test dell'era del governo Draghi. E quindi tutto si focalizza su Roma (dove l'esito del voto è più incerto che altrove), Milano, Napoli, Bologna, Torino e Trieste: le 6 principali città in cui si gioca la battaglia elettorale, decisiva per certi versi anche a livello politico nazionale. Eppure proprio qui, in queste sei città, si registra il dato più basso di affluenza. Al di sotto della media nazionale. Con Napoli fanalino di coda rispetto agli altri grandi capoluoghi dove si vota e dove le percentuali sono simili: tutte attorno poco oltre il 35 per cento. A Roma, tanto per capirci, ieri il dato delle 23 segnava il 36,82 per cento degli elettori alle urne (57,03 cinque anni fa) mentre Bologna segna il 35,19 ma con un calo più vistoso rispetto al 2016 quando l'affluenza era al 59,66.

Percentuali simili a Torino (36,50 di affluenza contro il 57,18 di 5 anni fa) e Trieste al 29 (ma il dato è delle ore 19). Solo Milano con il suo 37,76 per cento (era del 54,65 cinque anni fa), registra sì una percentuale minore rispetto alla media nazionale ma più alta rispetto alle 5 città pure in corsa. 

La Calabria è l'unico caso in cui le urne sono aperte anche per scegliere il nuovo presidente di Regione. Ma anche qui il dato non è comparabile nonostante si ritorni al voto a un anno dalla scomparsa dell'azzurra Jole Santelli. A gennaio 2020 infatti pure le urne furono aperte solo per una giornata. Ma il dato è bassissimo se si guarda proprio le regionali. Alle 19 infatti aveva votato appena il 22,9 degli elettori, ben al di sotto quindi, della media nazionale. Mentre alle 23 si arriva appena al 43 per cento contro il 61,77 precedente. Mentre per le comunali, perché si vota in 81 comuni calabresi sparsi tra le 5 province, l'affluenza è molto più alta e quasi in linea con la media nazionale. 

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Il Mattino