Nino Di Matteo, chi è il magistrato sotto scorta più votato al quarto scrutinio dopo Sergio Mattarella

Nino Di Matteo, chi è il magistrato sotto scorta più votato al quarto scrutinio dopo Sergio Mattarella
Nino Di Matteo, all'anagrafe Antonino Di Matteo,  è nato a Palermo nel 1961, è un giudice italiano. Dal 2012 è presidente...

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Nino Di Matteo, all'anagrafe Antonino Di Matteo,  è nato a Palermo nel 1961, è un giudice italiano. Dal 2012 è presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. A causa della sua attività, Di Matteo è sotto scorta dal 1993. Dopo il diploma di maturità classica presso l’Istituto Gonzaga e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo.

 

Chi è Nino Di Matteo

È entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta. Divenuto pubblico ministero a Palermo nel 1999, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta; per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l’omicidio Saetta otteneva l’irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina.

Oggi al quarto scrutinio per l'elezione del Presidente della Repubblica Di Matteo ha ottenuto 56 preferenze indicato dai parlamentari ex M5S de l'Alternativa al posto di Paolo Maddalena

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Nino Di Matteo è sempre stato contrario all’ipotesi che Silvio Berlusconi venisse eletto al Quirinale. Ospite di “Mezz’ora in più“, trasmissione che va in onda su Rai3, il magistrato ha sottolineato: «Volevo ricordare – ha detto Nino Di Matteo – ed è un dato di fatto è che in una sentenza definitiva della Corte d’appello ma con il bollo della Corte di Cassazione, che ha condannato per concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri, è sancito che Dell’Utri, all’epoca non senatore, fu intermediario di un accordo stipulato nel 1974 e rispettato da entrambe le parti fino al 1992 tra le famiglie di vertice della mafia palermitana e dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi».

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Il Mattino