Elezioni Quirinale, Salvini sonda i leader: primi no a Berlusconi. Centristi, idea Moratti

Quirinale, Salvini sonda i leader: primi no a Berlusconi. Centristi, idea Moratti
Matteo Salvini parte per primo. Sa che il centrodestra ha più numeri di tutti in Parlamento e nello scambio di messaggi con Giorgia Meloni i due sono sulla stessa linea,...

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Matteo Salvini parte per primo. Sa che il centrodestra ha più numeri di tutti in Parlamento e nello scambio di messaggi con Giorgia Meloni i due sono sulla stessa linea, così sintetizzata dalla presidente di FdI: «Se ci muoviamo bene, saremo determinati stavolta, più di sempre, nella scelta del Capo dello Stato». Un primo risultato il giro di telefonate e di whatsapp di Salvini, ai vari leader di tutti gli schieramenti, lo ha raggiunto. È quello dell’appuntamento, a manovra di bilancio appena approvata, quindi subito dopo Natale, tra i leader e i capigruppo del centrodestra per un grande incontro di regia sulla questione Quirinale. La Meloni è pronta, e così Tajani, Cesa, Lupi. Non sarà un’assemblea o un ritrovo da bla bla, ma la prima riunione operativa - adesso c’è da varare la finanziaria - sui possibili nomi in campo. «Intanto speriamo di capire se Draghi sarà della partita oppure no, e il suo sì o no al Quirinale potrebbe arrivare già nella conferenza stampa pre-natalizia», dicono e sperano i big del centrodestra. 

Salvini ieri ha sondato anzitutto Berlusconi. Lo chiama ad Arcore, e gli assicura: «Hai sentito che cosa ha detto anche Giorgia e io sono d’accordissimo? Che lei, presidente, è un patriota, e noi vogliamo mandare sul Colle un patriota». Insomma Berlusconi come candidato del centrodestra ci sarà. «Non un candidato di bandiera», precisa Berlusconi e Salvini concorda. Anzi - e questa sembra essere una delle poche certezze in una partita ancora tutta da inventare e il centrosinistra è più indietro nella strategia rispetto al centrodestra - il nome di Berlusconi uscirà soltanto alla quarta votazione, quando servirà una maggioranza semplice per eleggere il Capo dello Stato.

E da qui al quel momento, i leader del centrodestra si aspettano che Silvio metta sul tavolo i numeri che sarà riuscito a raccogliere - tramite il pressing a tutto campo, compreso quello grillino - e che dovranno essere almeno 505. Berlusconi conta di riuscire a raggiungerli e crede nell’Operazione Colle. E se i 451 voti del centrodestra li avrà tutti, gli basterà aggiungerne poco più di 50 (spera molto nei renziani, che sono 42, più i centristi dell’area Toti dove però va molto il nome di Letizia Moratti, mentre Calenda punta sulla Cartabia) e il gioco sarà fatto. Ma se il giro di telefonate di Salvini ha come sottotesto la candidatura di Berlusconi, nei primi contatti diplomatici destra-sinistra fioccano i no anti-berlusconiani da parte di dem e grillini.

Non è comunque sui nomi che hanno ruotato i contatti di ieri (compresi quelli con Fratoianni e con i sudtirolesi) ma sul metodo: quello di vedersi e di non farsi la guerra su una figura di garanzia qual è il Capo dello Stato. Spiega Letta, il quale ha ricevuto la telefonata mentre era nello suo studio alla fondazione Arel: «Ci siamo dati appuntamento per un faccia faccia a manovra appena approvata». A Calenda, Salvini ha mandato questo whatsapp: «Carlo, per te è ok se ci vediamo dopo la manovra?». Risposta: «Sì, certo». E commenta Calenda: «Salvini è l’unico che sta prendendo un’iniziativa. È da due mesi che io dico invano al Pd e agli altri di vederci perché una cosa così importante, il possibile trasloco del premier al Quirinale, vale una discussione approfondita».

Idem lo scambio di messaggi con Renzi: «Ci vediamo a gennaio». E con Conte: «Ci vediamo a gennaio». Tanti faccia a faccia di tutti con Salvini, ma ci saranno con lui nei vari incontri anche Meloni e Tajani. Se Berlusconi è sul piatto, crescono anche, e qui il discorso si potrebbe allargare al centrosinistra, le quotazioni di Letizia Moratti e di Marta Cartabia, che ha stupito tutti ad Atreju per attitudine politica e al netto dei no stellati può andare bene anche a sinistra. Ma la road map è questa: la grande adunata quirinalizia del centrodestra intorno alla Befana e poi i vari bilaterali con gli altri partiti. 

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Il Mattino