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Non è ancora una resa. Ma ci assomiglia. Matteo Salvini sembra convinto che la battaglia della Lega per il terzo mandato dei governatori sia destinata a sconfitta (quasi) certa. «Se gli altri hanno detto no, è chiaro che da soli non ce la possiamo fare. Se il 90 per cento dei partiti è contro...», sospira il leader del Carroccio in visita a Padova. E qui, in Veneto, si esprime per la prima volta sul futuro di Luca Zaia, il governatore all’ultima corsa: il suo terzo mandato scadrà l’anno prossimo.
L’IDEA EUROPEA
«Mi piacerebbe che Luca fosse rieletto. Ma se ciò non accadrà per lui ho un’idea europea», dice Salvini incalzato dai cronisti. Poi, tra qualche premessa, «potrebbe fare tutto quello che vuole, ovviamente lui ama il Veneto..», ecco un pronostico sul governatore leghista: «Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa». Una candidatura a Commissario europeo, si intende fra le righe. Magari, è questa l’idea, con delega all’Agricoltura, un terreno politico che Zaia coltiva da anni.
FORZA ITALIA
Sono parole destinate a riecheggiare a lungo dentro al Carroccio. In una giornata in cui i riflettori del centrodestra sono tutti puntati in terra veneta. Con il segretario di Forza Italia Antonio Tajani che rompe gli indugi e punta una fiches sulle prossime elezioni regionali: «In Veneto abbiamo un leader regionale che può essere candidato alla presidenza della Regione, mi riferisco a Flavio Tosi». L’ex sindaco di Verona ed ex colonna della Lega è dunque la carta degli azzurri per puntare sulla Serenissima. In alternativa, si vocifera in ambienti forzisti, potrebbe correre alle Europee nel partito del Cavaliere.
LE DISTANZE
Le chances di vedere il governatore commissario sono ridotte al lumicino. Meloni ha già studiato come riempire la casella italiana nella prossima Commissione. Se come sperano i “patrioti” al governo si libererà un portafoglio economico, i nomi sul tavolo sono due. In primis Raffaele Fitto, fedelissimo della premier, oggi ministro a capo del Pnrr. In alternativa Giancarlo Giorgetti, che in Europa pesa e gode della fiducia della leader del governo. Né Zaia, a sentire i suoi, ha mai pensato di fare le valigie per Bruxelles. Ieri si è incontrato con Salvini, in privato, a margine dell’evento del “Capitano” sull’ “Italia dei Sì”. Clima cordiale, così pare. Ma è solo uno scambio veloce, i due poi non si incrociano quasi più. Arrivato in città Salvini promette infrastrutture, investimenti e fondi in arrivo in terra veneta, sul palco chiarisce di parlare nella veste di ministro. Fuori, smentisce i rumors insistenti sui malumori a via Bellerio per i sondaggi ballerini in vista delle Europee. «Sono solo due o tre, su migliaia di amministratori quelli che hanno qualche problema - taglia corto - questo è un attacco giornalistico». E ancora: «Se qualcuno la pensa in maniera diversa, ce ne faremo una ragione». Avviso ad uso interno.
IL FUTURO
Il rebus veneto però resta. Salvini ha chiesto ufficialmente a Zaia di candidarsi alle Europee. Ma Zaia di mettere il nome sulla scheda elettorale di giugno non vuole saperne. Probabile che al suo posto, capolista al Nord-Est, ci sia candidato il generale Roberto Vannacci. Il futuro del Doge resta per ora un’incognita. I suoi sostenitori gli chiedono di creare una lista civica alle regionali del 2025. O di candidarsi come prossimo sindaco di Venezia.
Lui glissa, prende tempo. Ai suoi garantisce di non ambire alla leadership del partito. Non immagina un futuro a Roma. E neanche a Bruxelles. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino