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È un cortocircuito verde. Mentre a Bruxelles gli Stati Ue chiedono alla Commissione di allentare il taglio sui consumi di elettricità, in Italia la transizione verso le energie rinnovabili è in stallo. Da una parte i privati che vogliono investire nel settore green crescono a vista d’occhio. Dall’altra, la quasi totalità dei nuovi progetti legati al Pnrr - presentati al Mite con un percorso accelerato introdotto dal governo Draghi - restano in attesa di un via libera.
Si tratta di quasi 20 Gigawatt (18,67). Poco meno di un terzo di quei 70 Gigawatt - circa 8 l’anno - che secondo il governo dovrebbero essere installati nei prossimi 9 anni per centrare i traguardi della Conferenza di Parigi sul Clima. Il sito del ministero guidato da Roberto Cingolani parla chiaro. Sono 508 i progetti di energia rinnovabile in lista d’attesa. Di questi, solo uno ha ottenuto il semaforo verde. L’impianto agrivoltaico “Parco eolico Miali” della società Green Energy Sardegna 2 Srl, potenza di 40 megawatt e distribuito in sette comuni sardi, è l’unico uscito intero dalle sabbie mobili della burocrazia. Per tutti gli altri un destino incerto. Per la maggior parte si tratta di impianti per il fotovoltaico, 367 per la precisione. Di questi, ben 200, il 54%, sono fermi alla prima fase dell’iter, la verifica amministrativa, nota un report dell’Alleanza per il Fotovoltaico. Stessa sorte per l’eolico (54%) e l’idroelettrico (40%). L’iter è un percorso a ostacoli. Accertata la regolarità del progetto la palla passa alla commissione Pniec-Pnrr. Cioè l’organo di 40 commissari entrato in carica nel gennaio scorso con l’obiettivo di creare un canale preferenziale per i progetti delle rinnovabili legati ai fondi europei.
Certo, il picco di progetti presentati non è facile da gestire. La crisi energetica e i fondi del Pnrr hanno fatto delle rinnovabili un’occasione ghiotta per tanti privati. Fatto sta che lo stop prosegue. E presenta un conto diverso a seconda delle regioni. Al Sud, dove sole e vento sono più generosi e il mercato cresce in fretta, è salatissimo. In testa c’è la Puglia, con 168 impianti in attesa di via libera, segue la Basilicata con 98 progetti fermi. Alcuni di dimensioni notevoli. Come l’impianto di accumulo idroelettrico “Gravina Serra del Corvo” tra Gravina di Puglia e Genzano di Lucania, 200 Mw, fermo all’istruttoria. Al terzo posto la Sicilia con 71 impianti congelati, poi Sardegna e Lazio con 58 e 27 impianti in fila.
Intanto in Europa ora i Paesi spingono per trasformare i tagli ai consumi di elettricità non più obbligatori ma volontari. Oggi infatti a Bruxelles arriva sul tavolo degli sherpa degli Stati membri la bozza del piano energia: viene chiesto che le ore di punta durante le quali concentrare i tagli vengano calcolate non più su base mensile ma in relazione all’intero periodo dicembre 2022-marzo 2023. Si valuta anche l’esenzione dal prelievo sugli extra-profitti per le compagnie fossili che sono già soggette a “misure equivalenti” a livello nazionale, come in Italia.
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