Enrico Letta chiama il centrodestra: «Comuni a rischio crac, basta fingere: è il momento di collaborare»

Enrico Letta chiama il centrodestra: «Comuni a rischio crac, basta fingere: è il momento di collaborare»
Enrico Letta, l'ex ministro Gaetano Manfredi è ora in campo a Napoli dopo aver lanciato un allarme sul crac del Comune e il patto sottoscritto da Speranza e Conte....

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Enrico Letta, l'ex ministro Gaetano Manfredi è ora in campo a Napoli dopo aver lanciato un allarme sul crac del Comune e il patto sottoscritto da Speranza e Conte. Senza l'appoggio del centrodestra però difficilmente potrà andare avanti?


 «Manfredi ha lanciato un allarme coraggioso per salvare Napoli. Quant'è che non si sentiva questo linguaggio della verità? Il punto è che solo affrontando senza omissioni questioni come il rischio-dissesto si può contribuire alla ricostruzione dell'Italia, a partire dal Sud. Noi ci siamo fatti carico delle sue preoccupazioni e oggi Manfredi è alla guida di una sfida che è stata accolta da tutto il centrosinistra e dal M5S. Gli altri continuano a fingere con gli elettori. Ma la realtà presenta sempre il conto».

Quale è la risposta del governo a questo patto? A quando i primi provvedimenti?
«Il tema del disastro dei Comuni non riguarda solo Napoli. La pandemia si è rovesciata, moltiplicando le situazioni di disagio, anche sugli enti locali. Tocca centinaia di comuni italiani tra cui Napoli Palermo e Torino, solo per citare i centri maggiori. Un primo passo con il decreto ristori bis è già stato fatto. Segno che il governo è sensibile. Conto in una partecipazione anche del centrodestra. Ci sarà una road map. E conto che, già prima dell'estate, questa road map sia affrontata. È essenziale per evitare il dissesto indipendentemente da chi diventerà sindaco».

Il debito di Napoli è un'emergenza che dura da anni ma i partiti sembrano essersene accorti solo adesso quando bisognava decidere i candidati. Un segno della distanza dai problemi dei cittadini?
«I debiti si affrontano con serietà e trasparenza. Dieci anni sono un'eternità in politica e i debiti sono aumentati. Se le società partecipate accumulano perdite, se i servizi peggiorano, se le imposte non vengono pagate, se gli investitori scappano, le città falliscono. Serve ribaltare tutto. Napoli ha ogni cosa per tornare a splendere: università eccellenti e sempre più internazionali, a partire dalla Federico II rivoluzionata proprio da Manfredi, imprenditori coraggiosi, personalità esemplari nel commercio e soprattutto una società civile che spesso supplisce da sola ai limiti della politica. Penso ai giovani che combattono a viso aperto malcostume e camorra o alle tante luci di una città straordinaria. Questa è la Napoli che vogliamo al nostro fianco».  

Perché faticate tanto a trovare i candidati? Perché nessuno vuole fare più il sindaco? Tanti i rifiuti a destra come a sinistra.
 «Perché i sindaci hanno enormi responsabilità, poche risorse, molti rischi. Sono i primi destinatari delle richieste dei cittadini e questo è difficilissimo da gestire. Senza il lavoro di chi è in comune, lo Stato, il pubblico, non può essere accanto a chi ha bisogno. Durante il Covid i sindaci sono stati l'argine contro possibili conflitti sociali. I no li comprendo umanamente, ma a chi ama la politica chiedo: c'è una sfida più importante, più nobile, di provare a risollevare la propria comunità? Il senso del sì di Manfredi sta tutto in questo impegno: salvare Napoli e tornare a farla vivere come merita». 

Manfredi ha tentennato molto prima di accettare.
«Ho spiegato a Manfredi che anche io ho fatto un grande sforzo. Ho lasciato una delle città più belle del mondo e un lavoro straordinario senza paracadute per fare il segretario del Pd. Ho capito, ma lo ha capito anche Gaetano, che è l'ora di buttare cuore oltre ostacolo. Il nostro dovere ora è ricostruire il Paese».

Il principale avversario di Manfredi, il pm Maresca, dice di non rinunciare all'etichetta di civico distante dai partiti del centrodestra che lo appoggiano: la vostra invece è una candidatura dei partiti?
«Il centrodestra a Napoli è composto da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. E Maresca è il loro candidato. Avere imbarazzo della propria coalizione non è un buon inizio. Manfredi ha una storia, una autonomia e una autorevolezza che parlano da sole. Tutta la coalizione di centrosinistra e il M5S lo sostengono per questo suo profilo e per la sua visione di città. Siamo convintissimi che sarà un sindaco eccezionale».

È sbagliata l'idea che vi siete preoccupati di più trovare una grande città qualunque dove sancire un'alleanza con i 5stelle piuttosto che preoccuparvi del futuro e della gestione delle singole città?
«Sì, è sbagliata. Noi partiamo sempre e solo dal confronto col territorio e dalle idee sul futuro delle singole città. Abbiamo unito praticamente ovunque il centrosinistra, a differenza del 2016 quando eravamo divisi in moltissime realtà. E dove si può si costruisce un'alleanza ampia anche con il M5S. A Napoli è stato possibile. Voglio anche fare i complimenti per come il Pd napoletano, guidato dal segretario Sarracino, ha gestito questa complessa vicenda ». 

Il Sud da anni ha un deficit di classe dirigente anche nel suo partito che ha amministrato regioni e città per decenni. Come si inverte la tendenza? 
«Con la presenza vera nella società, lo studio, il decoro. Servono laboratori permanenti di idee e pratica politica. Il mio maestro Nino Andreatta decenni fa provò a farlo con l'Università di Arcavacata in Calabria, un campus, le menti più brillanti dell'epoca. Col Pd stiamo lavorando alle Università democratiche con uno spirito simile: formazione specialistica, recupero del valore sociale della competenza e poi tanta cultura politica, la stessa che sembra essersi persa a lungo dietro logiche di fedeltà ai capi di turno. La condizione per cambiare però è l'autocritica: troppo spesso la politica e la militanza hanno pensato solo al potere, dimenticando popolo ed elettori».

In molte città del Mezzogiorno i servizi essenziali ai cittadini non vengono più garantiti e il divario con il Nord aumenta. Che risposte dare?
«Primo, dare lavoro. Con il dl approvato sabato il governo ha accolto la proposta Pd che condiziona i finanziamenti dei progetti del PNRR all'assunzione di giovani e donne. È una misura trasversale che in pochi anni rivoluzionerà il mercato del lavoro al Sud. Secondo, impostare la ricostruzione del dopo Covid su un riequilibrio dei servizi essenziali. Prima di tutto istruzione e sanità. Per questo il PNRR deve essere l'occasione per un grande piano di infrastrutture sociali: scuole, ospedali, servizi sanitari territoriali e assistenziali. In questo quadro il turismo deve essere centrale e per questo sarebbe importante dare un segnale estendendo l'ecobonus anche agli alberghi».

Non avverte una scarsa sensibilità anche nel suo partito sulla questione delle mafie soprattutto alla vigilia dell'enorme  massa di denaro del Recovery?
«No, sulle mafie nel Pd la guardia è e resterà altissima. Sappiamo bene che più le crisi sono dure, più loro ne approfittano per mangiare pezzi di economia sana. Hanno liquidità, sono spregiudicate. È avvenuto con la  crisi 2008-2012 e oggi con la pandemia. Ora più che mai, specie in previsione degli enormi flussi di risorse in arrivo dall'Ue, bisogna rafforzare i presidi di legalità. Legalità che significa prevenzione dalle infiltrazioni criminali e dalla corruzione e al contempo sicurezza e qualità del lavoro. L'accordo raggiunto sul dl semplificazioni è  un buon risultato».

Bassolino fondatore del Pd si candidata da solo. Che effetto le fa soprattutto ora che un candidato del centrosinistra, insieme con i Cinquestelle, è in campo: appello a ripensarci? 
«Bassolino ha un posto d'onore nella storia della città e del Mezzogiorno. Merita da tutti noi rispetto e anche scuse vere, non retoriche, per quanto ha dovuto vivere in questi anni. Vorrei davvero che ci aiutasse nello sforzo di sostenere Manfredi e il nostro progetto per una nuova fase della vita di Napoli. Una fase che possa ripetere, decenni dopo, quella straordinaria rinascita di cui lui fu interprete e guida».

Il governatore De Luca spesso è stato ed è critico anche con il pd. Ne avete parlato?
«Il governatore della Campania ci ha abituati a una grande franchezza nei toni e nei contenuti, così come peraltro fa con tutti. Ci vedremo e, come sempre è avvenuto quando in passato ci siamo incontrati, ci chiariremo». 

E con Draghi vi siete chiariti?


«Il rapporto con Draghi è solidissimo. In questo governo il Pd si riconosce e il nostro impegno è chiaro. Questa è una irripetibile stagione di riforme per la ricostruzione dell'Italia. Il Pd vi partecipa con la forza delle proprie proposte e della propria identità. È il modo migliore per essere leali e responsabili» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino