Turchia, Erdogan attacca: boicotteremo l'iPhone americano

Erdogan attacca: boicotteremo l'iPhone americano
Al bando iPhone e iPad in Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan minaccia di boicottare l'elettronica made in Usa, in primis i prodotti della Apple, come...

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Al bando iPhone e iPad in Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan minaccia di boicottare l'elettronica made in Usa, in primis i prodotti della Apple, come contrattacco dopo i dazi sull'acciaio e sull'alluminio turchi imposti da Donald Trump nei giorni scorsi.


Ankara potrebbe dunque bloccare l'import americano per privilegiare i prodotti della coreana Samsung e della locale Vestel. È solo l'ultimo capitolo in una crisi diplomatica e commerciale senza precedenti tra due alleati della Nato, nella quale nessuno, nelle dichiarazioni ufficiali, appare intenzionato a muovere un passo indietro. Anche se dietro le quinte si sarebbero riallacciati contatti per tentare di allentare la tensione.

Per il momento a migliorare è la crisi valutaria che nei giorni scorsi ha fatto temere conseguenze anche per le banche europee, italiane comprese. Nell'ultima giornata di Borsa, lo smottamento della lira turca ha segnato una battuta d'arresto: dopo l'ennesimo minimo storico segnato lunedì sul dollaro, la moneta ha recuperato decisamente terreno, con un rialzo del 6%. Un miglioramento che ha fatto tirare il fiato ai mercati. Sull'onda del sollievo anche lo spread tra i Buoni del Tesoro italiani e i Bund tedeschi è leggermente calato rispetto ai massimi segnati lunedì oltre quota 280.

Il rimbalzo della lira fa soprattutto cantare vittoria al governo turco: la presunta cospirazione di cui Ankara ha accusato gli Usa è stata «respinta con successo», ha esultato il ministro delle Finanze Berat Albayrak, nonché genero del presidente Erdogan. Il politico ha ribadito che il governo continuerà a prendere misure contro la crisi valutaria e ha ricalcato le accuse già formulate dal potente suocero contro gli Usa: Albayrak ha accusato gli Stati Uniti di usare il dollaro come mezzo per punire «politicamente» le nazioni. Una moneta, ha attaccato, che per questo «ha perso credibilità». 

Anche da Mosca sono arrivate bordate contro la valuta americana: «Il gravissimo abuso del ruolo del dollaro come moneta di riserva internazionale provocherà il suo indebolimento», è la previsione formulata da Serghei Lavrov. Il ministro degli Esteri russo è arrivato ad Ankara per incontrare il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu, proprio mentre la tensione con gli Usa sembra ai massimi. Entrambi hanno criticato le nuove sanzioni americane. Sono «illegali», ha attaccato Lavrov, e «dettate dall'aspirazione» degli Stati Uniti «a dominare dappertutto».


Da Washington intanto insistono sul casus belli all'origine della crisi diplomatica con Ankara: la Turchia deve risolvere al più presto il caso del pastore evangelico americano Andrew Brunson, tenuto agli arresti domiciliari a Smirne e per il quale è stata presentata una nuova richiesta di liberazione dal suo legale.

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Il Mattino