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Il primo test per l’inchiesta della procura di Torino sull’eredità Agnelli è previsto per mercoledì. Quando il Tribunale del Riesame dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei sequestri eseguiti lo scorso 7 febbraio, quando la Guardia di Finanza ha perquisito John Elkann, ad di Exor (estranea all’indagine) e Gianluca Ferrero, commercialista e presidente della Juventus, indagati insieme al notaio svizzero ed esecutore testamentario di Marella Caracciolo, Urs von Gruenigen. I legali di Elkan e Ferrero hanno impugnato il provvedimento. Non solo con l’obiettivo di vederlo annuallare dai giudici, ma anche con lo scopo di ottenere così anche una parziale ulteriore discovery da parte dei pm che, di certo, depositeranno altri atti dell’indagine e affilare le armi della difesa. Ma il Tribunale delle libertà potrebbe anche ritenere i sequestri eccessivi o sproporzionati rispetto ai reati fiscali al momento contestati.
Il primo nodo da sciogliere riguarda l’effettiva residenza di Marella Agnelli, tra il 2018 e nei primi mesi del 2019, ossia se almeno 183 giorni su 365 vivesse in Svizzera.
I NUOVI ATTI
E nell’inchiesta torinese sono confluiti anche gli atti della vecchia indagine della procura di Milano. I pm alla fine avevano archiviato, ma nel decreto sottolineavano: «Molteplici indizi portano a ritenere come verosimile l’esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Gianni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati compiutamente definiti». Era il 2013 e i pm, al termine di un procedimento su uno dei numerosi filoni giudiziari aperti intorno all’eredità dell’Avvocato, decisero di archiviare l’inchiesta a carico di sei persone. Gli inquirenti milanesi avevano svolto accertamenti per cercare di capire se le iniziative giudiziarie di Margherita fossero giustificate e conclusero che non si trattava di «pretese avventate». A bloccare le indagini, però, era stata la mancata collaborazione delle autorità giudiziarie di Zurigo e del Liechtenstein in sede di rogatoria «sulla base dell’assunto, non del tutto condivisibile, che le richieste avevano esclusiva finalità fiscale».
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