L’evasometro è pronto a colpire. In assenza di indicazioni chiare da parte del governo - la crisi di questi giorni non aiuta certo a rasserenare il quadro -...
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GLI STRUMENTI
L’evasomentro si aggiunge ad altri strumenti come il redditometro (sospeso lo scorso anno dal Decreto dignità ma ancora in vigore per gli anni arretrati fino al 2015), sicché gli uffici delle Entrate potranno ricostruire in modo sintetico il reddito non dichiarato, facendo leva su gli indicatori soprattutto di spesa. A questo scopo, chi controlla ha già a disposizione un database enorme messo a punto dalla Sogei (che mette insieme le comunicazioni bancarie e altri dati utili) attraverso cui effettuare l’incrocio e la selezione dei contribuenti ritenuti a rischio. Peraltro, senza sottovalutare le tutele per questi ultimi, come messo nero su bianco sempre dall’Agenzia, con i quali va «instaurato il contraddittorio, invitandoli - spiega la circolare - a comparire di persona o tramite rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento nonché avviare, in caso di accertamento, il procedimento per adesione».
L’evasometro, come detto, scaverà nei conti correnti di tutti i contribuenti, senza nessuna esclusione. Dopo il via libera ottenuto del Garante della Privacy, ora si sta mettendo a punto l’algoritmo standard in grado di segnalare gli scostamenti rilevanti tra saldo d’inizio d’anno e quello finale. L’obiettivo di questa prima fase è di “pulire” i dati grezzi, aggiustando il tiro.
Del resto, il via libera politico all’operazione era già arrivato a luglio dal ministero dell’Economia dopo un summit alle Finanze al quale parteciparono i vertici delle Agenzie fiscali e quelli di Sogei. Uno strumento, già in uso per quanto riguarda le società, dal quale ci si aspetta molto in termini di recupero del gettito.
Naturalmente non mancano i nodi da sciogliere affinché divenga uno strumento efficace ma anche “educato”. Infatti, non si tratta solo di avviare controlli mirati, selettivi, focalizzati ad individuare presunti tesoretti in nero, ma di evitare di sparare nel mucchio, creando inutile allarme sociale. Da qui il lavoro di affinamento avviato per capire come e quando intervenire. Sono cinque i numeri in gioco per indicare il «rischio evasione»: le giacenze medie sul conto corrente, i flussi mensili in entrata e uscita, i saldi iniziali e quelli finali dell’anno. Se l’algoritmo (che indagherà su miliardi di dati forniti dalle banche) segnalerà scostamenti rilevanti e non giustificabili rispetto alla dichiarazione dei redditi, scatterà l’allarme rosso e partiranno le verifiche.
I TEMPI DI APPLICAZIONE
Poi spetterà ai contribuenti spiegare le presunte anomalie, fornendo la documentazione necessaria. I controlli automatici saranno comunque visionati anche dall’occhio umano, garantendo la massima trasparenza e tutelando nel contempo la privacy. Nella banca dati di Sogei - che si interfaccia con quelle degli istituti bancari - ci sono infatti tutte le informazioni per ricostruire la posizione finanziaria di ciascun contribuente, scavando anche a ritroso nel tempo. Del resto, la norma che ha previsto l’introduzione dell’Evasometro (che nel 2012 al momento del varo l’allora premier Mario Monti chiamò curiosamente Risparmiometro) dà la facoltà di operare in maniera molto invasiva. Anche qui si stratta però di una scelta tutta politica. Grazie anche alla fattura elettronica e allo scontrino elettronico che partirà a gennaio, si conta di recuperare a regime parecchi miliardi: 10-15 miliardi se si considerano anche gli effetti della deterrenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino