Isis, da schiave a combattenti: ​l'esercito al femminile tra Iraq e Siria

Due giovani guerrigliere yazide (FoxNews.com)
Prima hanno visto le loro famiglie trucidate dall'Isis, poi hanno conosciuto la schiavitù. Ora però le giovani donne rapite durante l'avanzata dello Stato...

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Prima hanno visto le loro famiglie trucidate dall'Isis, poi hanno conosciuto la schiavitù. Ora però le giovani donne rapite durante l'avanzata dello Stato islamico nell'agosto del 2014 a Sinjar, città irachena al confine con la Siria, sono libere e pronte a combattere il Califfato.


I massacri di Sinjar furono compiuti in maniera analoga a quelli di altre città come Aleppo, Homs e Mosul. Khatoon Khider, una delle ex schiave dell'Isis, li ricorda molto bene: «Ho visto scene terrificanti, madri che pur di non consegnarsi ai jihadisti si uccidevano gettandosi dai precipizi con in braccio i figli. Gli uomini che opposero resistenza furono trucidati, così come gli anziani. A loro interessava rapire solo le donne e i bambini, da utilizzare rispettivamente come schiave sessuali e merce di scambio tra guerriglieri e come giovanissime reclute da manipolare e addestrare alla guerra».

Le donne di Sinjar sono di religione yazida, altre sono di etnia curda. Sono tornate libere con i bombardamenti delle forze di coalizione internazionale che hanno colpito le roccaforti dell'Isis tra Iraq e Siria, ma il loro incubo non è finito lì: durante la fuga, molte di loro sono morte di fame e di sete. Le ex schiave dell'Isis che ce l'hanno fatta si sono però unite ai Peshmerga: Khatoon è una di loro ed è lei ad aver organizzato un vero e proprio esercito al femminile, le Forze delle Donne del Sole (considerato una divinità secondo la religione yazida). Circa 500 donne stanno effettuando l'addestramento, mentre altre 123, comandate da Khatoon, sono già pronte a combattere.

«Comunque vada una guerra, le donne sono sempre le prime vittime. Per questo ho pensato che dovevamo fare qualcosa, anche se io, come tante di noi, non avevo mai usato un'arma prima d'ora» - ha spiegato Khatoon a FoxNews - «Dopo quello che ci è successo non abbiamo più paura di nulla e siamo pronte a difendere ogni minoranza dal male. Ci sono ancora tante nostre sorelle a Mosul che aspettano di essere liberate e di riabbracciare le loro famiglie. Grazie ai Peshmerga siamo diventate una forza d'elite e vogliamo essere un esempio per tutte le donne della nostra regione».


Alle dichiarazioni di Khatoon si aggiungono anche quelle di Mesa, una giovane combattente di 19 anni: «La mia famiglia è orgogliosa di quello che sto facendo, mi hanno incoraggiato a combattere. Dopo i rapimenti di bambini da parte dell'Isis potrebbero presto esserci i primi terroristi yazidi, e potremmo anche dover combattere contro i nostri stessi figli e fratelli. Non importa, siamo pronte a fare tutto quello che si rivelerà necessario». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino