L'ultimo tassello dovrebbe andare a posto oggi. Dall'Antitrust europeo dovrebbe finalmente arrivare la nuova versione del «Temporary framework», il nuovo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Boschi: «Meno lacci alle imprese per ripartire. In caso di crisi difficile pensare alle urne»
L'ipotesi della partecipazione dello Stato alla ricapitalizzazione di queste imprese attraverso il meccanismo del «pari passu» (un milione per esempio, lo mette l'imprenditore e un altro milione lo mette lo Stato), sta tramontando soprattutto per l'opposizione di Italia Viva e per la freddezza di Confindustria. Ci sarebbe invece una defiscalizzazione degli aumenti di capitale fatti direttamente dagli imprenditori, forse anche con un meccanismo di garanzia dello Stato. La soluzione del «pari passu», invece, pur non contemplando un ingresso di rappresentanti pubblici nei consigli di amministrazione, portava con se una serie di condizionalità. L'imprenditore avrebbe potuto rimborsare dopo un tot di anni la quota dello Stato con uno sconto, ma solo se avesse rispettato alcuni parametri, tra cui alcuni tipi di investimenti, l'eventuale rimpatrio di produzioni estere, o il mantenimento dell'occupazione.
LA FRECCIA
La terza freccia del sostegno alle imprese, sarà il mega fondo da 50 miliardi gestito dalla Cdp e che opererà su tre linee. La prima è un intervento nel capitale delle imprese strategiche per rafforzarne il patrimonio. Un intervento che potrà essere diretto o attuato attraverso delle obbligazioni convertibili. Poi ci sarà la difesa in Borsa delle società interessate da attacchi ostili dall'estero tramite l'acquisto di azioni sul mercato. E infine una misura per la ristrutturazione delle imprese messe in crisi dal coronavirus ma che hanno solide prospettive di ripresa.
Se poi il nuovo regolamento europeo lo consentirà, ci sarà un allungamento del periodo di restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato, dagli attuali 6 anni a 10 anni (più due di preammortamento). Il Fondo centrale di garanzia gestito dal Mediocredito centrale, sarà rafforzato con 4 miliardi di euro, mentre quello di Sace con 30 miliardi. Arriveranno anche 12 miliardi per il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica amministrazione in modo da iniettare liquidità nel sistema.
IL FRONTE
Anche sull'altro fronte caldo, quello del Reddito di emergenza, è stato trovato un accordo. Innanzitutto alla misura sarà cambiato nome, verrà ribattezzata «contributo» di emergenza, in modo da rendere esplicito che sarà versata una tantum per poi cessare definitivamente. Sarà pagata in due tranche da 500 euro l'una. Ci sarà popi un aumento dei fondi per la sanità. Il ministero guidato da Roberto Speranza potrà contare su 3,25 miliardi di euro aggiuntivi per rafforzare le terapie intensive e per costruire una rete territoriale sanitaria. Il decreto poi, ha confermato il vice ministro dell'Economia, Laura Castelli, non sarà spacchettato in due provvedimenti come pure era stato ventilato. Ci sarà un altro decreto ma riguarderà soltanto il capitolo semplificazioni e sburocratizzazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino