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L'infuocata polemica sul disegno di legge Zan rischia di far passare in secondo piano i contenuti della stessa proposta e le ragioni delle difficoltà della sua approvazione. Intanto va detto che siamo di fronte a un disegno di legge, cioè a una proposta, che il parlamento deve esaminare e che per diventare legge deve essere apporvata sia dalla Camera che dal Senato.
Cos'è il ddl Zan? - Il disegno di legge proposto dal deputato del Pd Alessandro Zan, attivista del movimento Lgbt (la sigla che indica la comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) e omosessuale, ha l'obiettivo di combattere ogni tipo di discriminazione. L'omotransfobia, dunque, ma non solo.
Chi è Alessandro Zan - Il deputato Alessandro Zan, prima ancora di essere il firmatario del disegno di legge contro l'omotransfobia che porta il suo cognome, è un attivista per i diritti Lgbt. E' noto per aver promosso e ottenuto il primo registro anagrafico italiano delle coppie di fatto aperto anche a quelle omosessuali. Zan ha 48 anni ed è stato presidente della sezione Veneto dell'associazione Arcigay.
Lo scontro - Il ddl Zan è da sempre al centro di polemiche roventi. L'introduzione del genere femminile fra quello delle "minoranze discriminate" ha fatto vedere a qualcuno un meccanismo di ghettizzazione delle donne. L'opposizione più forte viene però da esponenti del centrodestra, soprattutto della Lega, secondo i quali le tutele attuali per gli omosessuali sono sufficienti.
Perché il ddl Zan non è stato ancora approvato - La Camera ha approvato il 4 novembre 2020 in prima lettura il ddl Zan. Da allora la proposta di legge è ferma alla Commissione Giustizia del Senato a causa anche delle resistenze di Lega e Fratelli d'Italia, sostenuti da alcuni esponenti del mondo cattolico. Il motivo è che questi schieramenti non ritengono necessaria una legge specifica in merito perché considerano sufficiente modificare la legge Mancino, che punisce i reati e le discriminazioni basate su nazionalità, etnia e credo religioso. Ora sembra che qualcosa si sia finalmente mosso perché il ddl è stato "incardinato" (cioè si è deciso che sarà votatao) nella commissione Giustizia di Palazzo Madama dopo settimane di polemiche, rimpalli pressing e resistenze. Messa ai voti la calendarizzazione, è passata con 13 sì e 11 no. A chiedere l'avvio della discussione sono Pd, M5s, Leu e Italia viva. Contrario il centrodestra.
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Il Mattino