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A 23 anni partorisce un figlio ma lei e il compagno vivono in una tenda nei pressi di una stazione di San Donato, paese alle porte di Milano. La ragazza non ha riconosciuto il bambino entro i dieci giorni previsti per legge, ma non l'ha fatto perché ha realizzato che non sarebbe stata in grado di accudirlo.
Partorisce a 23 anni ma non riconosce il figlio
«Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio - ha raccontato a ilgiorno.it -. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?» Ha quindi lasciato trascorrere, per necessità, il termine per riconoscere il neonato e dunque il parto è diventato anonimo e si è automaticamente avviata la procedura per l'adottabilità.
Le parole del ministro Roccella
«Fra le storie che il Natale ci racconta c'è stata in queste ore quella di Sabrina e Michael, giovani genitori in condizioni di difficoltà economica estrema. La ragazza, nel dare alla luce il suo bimbo nato prematuro, ha scelto di lasciarlo in ospedale senza riconoscerlo, situazione che determinerebbe uno stato di adottabilità». Lo scrive oggi, nel giorno di Natale, la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, riferendosi al caso di due giovani che vivono in una tenda vicina alla stazione di San Donato (Milano).
«Di questa vicenda non conosciamo abbastanza, solo - aggiunge - le notizie riferite dagli organi di informazione, fra cui le parole della ragazza: 'Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?'. Non possiamo avere la certezza che in condizioni diverse Sabrina avrebbe tenuto il bambino, sappiamo però che queste sono le motivazioni addotte. E sappiamo che sono tante le Sabrina che rinunciano alla maternità per ragioni economiche. Non si dica che serve una legge, perché la legge c'è. È la 194 - sottolinea la titolare della Famiglia - e andrebbe soltanto attuata. Perché anche tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza. Anche questo è un problema di libertà femminile».
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