È il Sud che fa improvvisamente ingelosire il Nord per l'attenzione crescente che il governo sembra dedicargli? O sono le risorse della Politica di coesione, destinate...
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Per non accennare al referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto fissato per il prossimo 22 ottobre. E, ancora, alla mancata attuazione almeno finora della ormai famosa riserva del 34% di spesa ordinaria per il Meridione prevista da un decreto governativo ma finora mai realizzata. Difficile negare la sensazione di una precisa tendenza politica ma anche imprenditoriale, se è vero come è vero che del futuro della Coesione si sta discutendo anche all’interno di Confindustria che del sistema industriale resta comunque l’Associazione più prestigiosa e rappresentativa.
Ma cosa sta veramente accadendo? Per rispondere bisogna affidarsi, tanto per cambiare, ai numeri. Le risorse disponibili già nell’attuale ciclo di programmazione 2014-2020 delle politiche di coesione, ammontano per l’Italia a circa 100 miliardi di euro tra Fondi strutturali europei (oltre i 40 miliardi, compreso il co-finanziamento nazionale) e Fondi nazionali di sviluppo e coesione. I primi sono ripartiti per due terzi alle Regioni meridionali del cosiddetto obiettivo convergenza, e per un terzo alle Regioni competitività, le più sviluppate, tutte del centro nord. Il Fondo sviluppo coesione garantisce invece i finanziamenti per l’80% al Sud e il 20% al Centronord. C’è chi mette in discussione l’affidabilità di queste proporzioni, sancite peraltro da tutti i precedenti cicli europei, perché - si dice - il divario Nord-Sud è solo in parte ridotto visto che, come detto, il Mezzogiorno non riesce a spendere i soldi che riceve.
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Il Mattino