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Arrivano due miliardi alle Regioni per aiutarle a coprire, almeno in parte, la quota di co-finanziamento nazionale necessaria per ottenere i fondi strutturali europei e realizzare i relativi progetti. Lo annuncia il ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna, chiudendo ieri la seconda giornata della campagna di ascolto, in tandem con la sottosegretaria Nesci, sulla nuova programmazione del Fondo sviluppo e coesione, un tesoro da oltre 73 miliardi, 54 dei quali destinati al Mezzogiorno. E saranno proprio le risorse dell'Fsc a garantire la quota che i presidenti delle Regioni, a partire da quelli più in diffcoltà sul piano del Bilancio come la Calabria e il Molise, avevano sollecitato, praticamente all'unisono, nella prima giornata dell'iniziativa del ministro. Non potendo contare su risorse pari a quelle indispensabili per approdare ai soldi della programmazione ordinaria di Bruxelles, i governatori avevano sollecitato l'impiego del Fondo. Una scelta condivisa dal ministro ma con paletti ben precisi: «Questo tipo di utilizzo modificherebbe la natura dello strumento Fsc, nato per rimuovere gli squilibri sociali, ma sappiamo che il problema esiste e che deve essere affrontato. Per questo abbiamo condiviso con le Regioni l'idea di sostenere con una quota Fsc il co-finanziamento regionale dei programmi europei, per cui le Regioni che ne faranno richiesta, con delibera Cipe, potranno utilizzare l'Fsc per coprire una parte del co-finanziamento dovuto. È una misura che costerà circa 2,2 miliardi, ma non sarà un regalo perché verrà computata a carico della quota di Fsc regionale e soprattutto sarà pienamente soggetta al monitoraggio statale». In altre parole quanto verrà concesso alle Regioni sarà decurtato, per così dire, dalla dotazione del Fondo ad esse destinato nell'ambito della programmazione 2021-27. Questa misura dovrebbe contribuire ad accelerare la spesa dei Fondi strutturali europei che a fine ottobre 2021 non superava nella media nazionale il 48%.
All'Fsc si guarderà anche per sostenere lo sforzo dei Comuni e soprattutto la loro capacità amministrativa.
Le linee guida della nuova programmazione del Fondo sviluppo e coesione verranno definite grazie anche al contributo della commissione di esperti appositamente insediata dal ministro. È già certo comunque che sul piano procedurale e operativo si seguirà il metodo Pnrr, con cronoprogrammi, semplificazioni e scadenze certe per la realizzazione dei progetti.
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