Camici, Fontana indagato si difende: «Ho risarcito mio cognato»

«Non vi è stato da parte mia alcun intervento», era stata la prima reazione del presidente lombardo Attilio Fontana l'8 giugno, giorno in cui la...

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«Non vi è stato da parte mia alcun intervento», era stata la prima reazione del presidente lombardo Attilio Fontana l'8 giugno, giorno in cui la trasmissione Report andò in onda con un servizio sui camici comprati e poi donati dall'azienda di suo cognato Andrea Dini alla Regione Lombardia. E proprio il fatto che fosse diventata una donazione «mi sembra che fughi qualunque tipo di problema», aveva aggiunto. Così non è stato e, tramite il suo legale Jacopo Pensa, ha ammesso oggi «un gesto risarcitorio» nei confronti del cognato che si è concretizzato in un bonifico di 250mila euro che è poi stato bloccato dalla fiduciaria che lo doveva erogare e che ha dato il via all'indagine a suo carico.


Caso camici Lombardia, indagato Fontana: «Sono certo dell'operato della Regione»


Accusato di frode in pubblica fornitura, Fontana ha saputo ieri sera di essere stato iscritto nel registro degli indagati dai pm Furno, Scalas e Filippini: «Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell'operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità», il suo commento postato nella notte su Facebook. E la sua difesa parte dalle difficoltà create dall'emergenza coronavirus soprattutto nel primo periodo della pandemia, quando trovare i dispositivi di protezione individuale era impresa complicata per tutti, a partire dalla regione che ne aveva più bisogno: «Sono stati comprati tutti i camici da tutti quelli che li producevano perché noi ne avevamo bisogno. Nel caso dell'azienda di mio cognato, sono stati donati», aveva spiegato.