Crisi di governo, fuga da Forza Italia: una decina in uscita. Salvini vuole i suoi “responsabili”

Crisi di governo, fuga da FI: una decina in uscita. Salvini vuole i suoi “responsabili”
Il più chiaro di tutti è stato Cesa che si è rivolto così agli altri leader del centrodestra: «Va bene restare all’opposizione, noi non...

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Il più chiaro di tutti è stato Cesa che si è rivolto così agli altri leader del centrodestra: «Va bene restare all’opposizione, noi non vogliamo andare con Conte ma occorre dare una prospettiva ai parlamentari». Ecco, la parola prospettiva è risuonata più volte nell’ennesimo vertice tra Salvini, Meloni, Tajani, Lupi, Toti e il leader centrista. Perché da giorni sotto traccia Forza Italia aveva chiesto a Meloni di ripensarci, di non bloccarsi sulla posizione del voto senza se e senza ma. Di aprire ad un progetto che avrebbe potuto portare deputati e senatori a non guardare al presidente del Consiglio. «È chiaro che i moderati vedono in Conte un approdo futuro», taglia corto un senatore, «se noi diciamo elezioni, elezioni, non facciamo altro che fare un favore al premier».

Tesi che accomuna diversi parlamentari azzurri. In realtà Salvini non aveva chiuso sull’eventualità di creare le condizioni per le larghe intese, sulla stessa lunghezza d’onda di Giorgetti che ieri ai suoi interlocutori ripeteva il suo ragionamento: «Dovevamo sparigliare le carte, presentarci al Colle con un’alternativa». Ma poi è lo stesso numero due del partito di via Bellerio a precisare: «Offerta a chi? Agli irresponsabili? Conte così si sta dissanguando, non arriverà al semestre bianco». Il centrodestra sul serio pensava di poter dare una spallata all’inquilino di palazzo Chigi. Da qui l’irritazione di Salvini e Meloni nei confronti del partito azzurro: «Senza il soccorso a Conte di Causin e Rossi il voto al Senato sarebbe andato diversamente. Cosa sta succedendo in Forza Italia?». Berlusconi in video collegamento ha assicurato che non sentiva da due mesi la sua ex collaboratrice, ipotizzato che «magari le avranno promesso la luna», garantito che il gruppo è compatto. Lo è adesso ma il rischio è che non lo sia già la prossima settimana. Se il progetto Conte dovesse decollare, con la prospettiva di una sua lista all’orizzonte, cinque o sei forzisti alla Camera e qualcuno in più (una decina) al Senato potrebbero staccarsi. «Per ora non hanno avuto il coraggio di esporsi mediaticamente e non erano sufficientemente liberi», ha detto ieri Causin.

Ma sono altre le ragioni dello strappo della senatrice Rossi «e molto meno nobili», dicono in FI, «è solo vendetta». In ogni caso anche i “berluscones” hanno rivolto una preghiera al presidente di FI: «Torna a Roma. Senza la tua presenza non riusciamo a serrare i ranghi». Il Cav è dal 15 gennaio che promette di rientrare nella Capitale ma è frenato dai figli. Verrebbe di corsa se sul serio il presidente della Repubblica aprisse le porte del Quirinale ai leader dell’alleanza. Ieri Salvini, Meloni, Tajani, Lupi, Toti e Cesa hanno firmato un altro appello alla prima carica dello Stato. «Conte venga in Parlamento a prendere atto di una crisi conclamata. L’Italia, il Parlamento e il presidente della Repubblica meritano rispetto». Una frenata rispetto alla posizione di martedì sera quando è stato richiesto un incontro a Mattarella per sbarrare la strada ad una «squallida compravendita». L’invito a «bloccare il suk» verrà reiterato ma «è chiaro che Conte ha tutte le carte in regola – osserva per esempio una fonte di FI – per andare avanti, è stato legittimato dal voto del Senato».

E si ritorna quindi all’altro ieri. Salvini è riuscito facilmente a convincere l’ex M5s Giarrusso, altri leghisti hanno convinto gli altri ex pentastellati e FI ha cercato di rilanciare aprendo le porte all’ex grillina Giannone nel gruppo alla Camera. «Ma – sottolinea un altro esponente della Lega – paghiamo una condizione fragile della coalizione». «Vi prometto che faremo di tutto per mandare a casa gli occupanti abusivi, in minoranza nel Paese, e, da ieri, in minoranza anche in Senato», rilancia Salvini che nel vertice ha proposto di dar vita ad una controffensiva alle manovre di Conte. «Lavoriamo a gruppi responsabili del centrodestra. Troviamo anche noi chi non è più disposto a stare in questa maggioranza così litigiosa», la sua idea. Ma per ora la strategia sarà quella di difendersi. «Dobbiamo tenere botta – dice un senatore lumbard - se resistiamo una settimana Conte va a sbattere». Si guarda a mercoledì prossimo quando alle Camere si voterà la relazione sullo stato della giustizia del Guardasigilli Bonafede. «Così – osserva Lupi – non possono andare avanti. Il premier sarà costretto a dimettersi».  

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Il Mattino