PARIGI - I primi venti saranno fuori entro la fine dell'anno. Altri venti torneranno liberi nel 2019. Senza contare gli altri 400 che non sono stati condannati per terrorismo,...
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Il 18 maggio al ministero dell'Interno si è svolta una riunione per creare una sorta di Unità speciale (l'Unità di coordinamento della lotta antiterrorista, Uclat) incaricata di sorvegliare, controllare, seguire, stare col fiato sul collo a questi 450 integralisti liberi di circolare sul territorio nazionale. Dell'Unità faranno parte agenti dei servizi, psicologi, magistrati, rappresentanti del ministero dell'Interno e della Giustizia. Tra i 450 nomi, alcuni sono sottolineati in rosso. Per esempio quello di un 25 enne convertito, condannato per l'attentato contro un alimentari cacher di Sarcelles del 2012: ha cercato di entrare in contatto con dei complici anche in cella e si è distinto per violenze contro i secondini. Sarà fuori nelle prossime settimane. O il diciottenne che uscirà l'anno prossimo: su Telegram aveva avvertito di essere pronto: conosco bene la città (Chateaurenard, vicino a Lione, ndr.) ho già il materiale e so quando agire. Non ti preoccupare, non ho bisogno di comprare le armi; le ho già. O il gruppo di detenuti presto liberi vicino ai famosi jihadisti Omar Diaby e Salim Benghalem, tutti originari della Val de Marne, la banlieue a sud ovest di Parigi.
Al di là dei singoli considerati più pericolosi, i più preoccupanti sono considerati quelli che sono partiti in Siria o in Iraq per dei periodi di addestramento ha detto Jean-Charles Brisard, presidente del Centro di Analisi del Terrorismo hanno imparato a maneggiare le armi e attirano reclute, grazie al prestigio del loro status di combattenti. Negli ultimi mesi, un monitoraggio è stato avviato anche nelle prigioni, con l'obbligo per alcuni detenuti di passare quattro mesi di esami (le cosiddette valutazioni di radicalizzazione) che ne dovrebbero stabilire la pericolosità. Sull'affidabilità dei risultati, però, molti esperti esprimono perplessità. Ad accogliere i 450 pericolosi, saranno, oltre agli agenti speciali dell'Unità di sorveglianza, i magistrati incaricati dell'applicazione delle pene, unici abilitati a prendere misure coercitive come il braccialetto elettronico, l'obbligo di firma al commissariato o il divieto di entrare in contatto con determinate persone o frequentare determinati luoghi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino