Doveva essere una riunione incolore quella della Bce oggi a Francoforte. Ma la conferenza stampa di Mario Draghi ha fornito un inedito e spettacolare palcoscenico per i movimenti...
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Con il blitz, un «attacco con coriandoli», di una attivista al grido di «stop alla dittatura della Bce» che rimarrà negli annali per aver violato uno dei santuari globali del capitalismo e messo a nudo una falla nella sicurezza della fortezza dell'euro.
Il presidente della Bce, visibilmente scosso quando la ventunenne tedesca è balzata in piedi sul suo tavolo a un palmo di distanza da lui, ha recuperato immediatamente la calma e l'aplomb: «riprendiamo da dove avevo interrotto», dice, «iniziamo con un tono positivo». Resta il fatto che il fuori programma, rimbalzato in pochi istanti in ogni parte della rete globale, fotografa in pieno la tensione sempre più alta fra governi e istituzioni europee da una parte, e dall'altra antagonisti dell'euro. Facendo temere per un attimo il peggio, ossia un vero e proprio attacco violento, quella inscenata da Josephine Markman, giovane bionda di Amburgo che si autodefinisce «attivista freelance», è stata in realtà una plateale contestazione.
Passati appena tre minuti da quando Draghi ha iniziato a parlare, la ragazza in uno scatto fulmineo balza con i piedi sui fogli che il presidente sta leggendo, lancia coriandoli e volantini con scritto «le vite sono nostre, non fiches nel gioco d'azzardo della Bce», grida il suo slogan. Draghi, seduto, fa un balzo indietro con lo sguardo inizialmente atterrito, alza le mani a proteggersi il volto, prima di essere portato fuori dalla sala stampa dagli uomini della security.
Fra i fotografi in fibrillazione, gli uomini della security afferrano la ragazza e la portano via. Trattenuta poche ore in stato di fermo, appena rilasciata la ragazza tornerà a bersagliare la Bce su twitter: hanno una security meglio di quella di Putin, ironizza, «non avevano neanche le chiavi dell'uscita di sicurezza». E ce ne è anche per Draghi, «guardate che faccia ha fatto» è il commento alla foto del momento del 'saltò. Il presidente della Bce ci mette poco a riprendersi, ignorando volutamente l'accaduto salvo ringraziare i giornalisti per l'applauso a fine conferenza. Parla di «chiari segnali che le misure di politiche monetaria che abbiamo adottato stanno funzionando»: stanno ripartendo il credito e la crescita, i rischi diminuiscono.
Difende il suo quantitative easing: «prematuro» parlare di una scarsità di titoli pubblici acquistabili, mentre «stupisce» che già si cominci a parlare di un anticipo dell'uscita dal Qe, destinato - ribadisce - a durare almeno fino a settembre 2016. Draghi volge lo sguardo anche all'antagonismo: promette liquidità d'emergenza per la Grecia mentre il negoziato continua a trascinarsi, anche se ricorda che il futuro è nelle mani di Atene.
Torna a sottolineare la disoccupazione giovanile inaccettabile.
Il Mattino