Non c’è privacy nel caso dei «furbetti del bonus» perché l’assegnazione di soldi pubblici a persone con redditi alti non è compresa...
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Fatto sta che nei palazzi della politica in tanti sperano che sia l’Istituto a svelare i nomi dei «miserabili» del bonus: eliminerebbe l’atmosfera da caccia alle streghe che fa circolare, senza smentite e senza conferme, i profili di «sospettati» come i due deputati leghisti Andrea Dara ed Elena Murelli che da due giorni hanno i cellulari spenti. Intanto molti deputati dei 5Stelle (fra i quali ci sarebbe un furbetto) hanno ufficialmente rinunciato alla privacy.
Intanto Tridico ha dato alla presidente della Commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani la disponibilità a essere audito, ma potrebbero volerci giorni: non prima di ferragosto o addirittura dopo il 24 agosto. E potrebbe essere questa la sede dove i nomi si faranno. Continua intanto a fare rumore la notizia dei duemila amministratori beneficiari del bonus da 600 euro dato alle partite Iva per fronteggiare l’emergenza Covid.
A livello di consiglieri regionali (che spesso, per via del meccanismo dei rimborsi, hanno uno stipendio mensile superiore a quello dei deputati) ieri sono emersi parecchi casi fra i leghisti. In Veneto hanno “confessato” Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione e assessore al Bilancio, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Il presidente Luca Zaia, anch’egli leghista, ha annunciato che non intende ricandidarli alle imminenti regionali.
In Piemonte sono due i consiglieri del Carroccio che hanno ricevuto il bonus: Claudio Leone e Matteo Gagliasso. Nell’elenco dei beneficiari del bonus è finito anche uno degli 8 consiglieri del Carroccio in Liguria (dove a settembre si vota come in Veneto). Si tratta di Alessandro Puggioni, commerciante di Rapallo, che si è autosospeso dal partito nel quale milita dal 2000 e ha annunciato di aver rinunciato a ricandidarsi.
Caso a parte è quello di Ubaldo Bocci consigliere comunale di Firenze ed ex sfidante di centrodestra dell’attuale sindaco Dario Nardella. Bocci è un ex manager di una società finanziaria che nel 2018 ha dichiarato oltre 277.000 euro di reddito. Sul fronte del centrosinistra finora si registra il caso di Diego Sarno consigliere regionale piemontese e libero professionista nella vita civile.
Quasi tutti hanno sottolineato che si è trattato di un errore del commercialista o di una loro sottovalutazione e che hanno trasformato in beneficienza. A tutti ha risposto Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna: «Si fa beneficienza con i soldi propri, non con quelli dello Stato». Da registrare infine il caso del sindaco Pd di Solbiate un comune di 4.000 abitanti della provincia di Como: «Restituisco il bonus - ha detto il sindaco Federico Broggi - Ho una piccola indennità come sindaco, ma come partita Iva a marzo, aprile e maggio ho fatturato zero».
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Il Mattino