VENEZIA - Un furto con beffa da 3 milioni di euro, un bottino di due orecchini e una spilla di diamanti del tesoro dei Moghul e dei Maharaja. Due ladri sono entrati come...
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Il questore Vito Gagliardi ha detto oggi che sul caso indagherà lo stesso team di esperti che ha risolto il caso del museo di Castelvecchio a Verona ovvero lo Sco (Servizio centrale operativo) recuperando in
Ucraina le 17 tele rubate nel 2015.
INDAGINI - Siamo nella fase delle ipotesI, ma chi ha agito è il braccio, manovrato da una mente dalle radici lagunari. Qualcuno potrebbe aver effettuato i sopralluoghi nei giorni scorsi, per vedere quale potesse essere la stanza migliore in cui colpire, la teca più protetta dagli occhi elettronici delle telecamere, per calcolare i tempi di reazione della vigilanza e delle forze dell'ordine. Anche il giorno scelto non può essere casuale: l'ultimo della mostra dei gioielli della dinastia qatariota a Palazzo Ducale. Per eseguire il colpo, però, potrebbe essere arrivata un'altra batteria da fuori. Le immagini non sono nitide (probabilmente anche il percorso con la maggior distanza dalle telecamere era stata studiato) mostrano un uomo sulla quarantina e uno sui 60, entrambi a volto scoperto.
«L'allarme, molto sofisticato, è scattato - chiarisce il questore - ma chi ha compiuto l'azione ha potuto fare in modo che avvenisse in ritardo, permettendo ai ladri di uscire indisturbati. Siamo di fronte a dei professionisti, che sono riusciti a farsi beffe di altissimi livelli di sicurezza». Allarme che, però, non era il solito in dotazione dei Musei Civici. Quel sistema era stato preteso dalla Fondazione Al Thani, responsabile dell'allestimento della mostra e anche del dispositivo di sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino