«L’idea liberale è vissuta oltre il suo scopo, ma adesso è finita». Parole come rasoi quelle...
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Parole come rasoi quelle di Vladimir Putin, pronunciate nel corso di un’intervista rilasciata in esclusiva al Financial Times a margine dei lavori G20.
Un’entrata a gamba tesa che mette in discussone l’intero impianto occidentale di cui il presidente russo rimarca un problema che definisce addirittura ovvio:
«La distanza tra gli interessi delle élite e quelli della stragrande maggioranza delle persone».
Ciascun popolo, insomma, deve tornare necessariamente al centro di ciascun dibattito pubblico.
Con il multiculturalismo additato come una piaga oramai «insostenibile».
No all’economia globale, dunque.
E no ai migranti che vanno e vengono in un contesto di Stati senza confini.
Donald Trump di gran lunga meglio di Angela Merkel.
Con una Germania allo sbando e con degli Usa, sì, concorrenti (sleali), ma guidati da un uomo «di grande talento».
In termini ancora più semplici, capitanati da uno «in grado di fare l’interesse dei suoi».
È un mondo «più frammentato e meno prevedibile» quello di cui hanno discusso i leader di Casa Bianca e Cremlino durante l’incontro di Osaka, durato ben 80 minuti.
Uno scenario vasto, fatto di rischi che oggi, in particolare, si chiamano Golfo Persico e Iran.
Un contesto che Putin non esita ad etichettare come «drammatico e potenzialmente esplosivo».
C’è tempo anche per qualche sorrisino legato alla storia infinita di elezioni americane e interferenze russe.
Così lo “zar”:
«Mitologia, invenzioni».
Così invece Trump, al termine del faccia a faccia:
«Cosa ci siamo detti? Non sono affari vostri».
Il Mattino