NEW YORK - Donald Trump e Xi Jinping, Stati Uniti e Cina: è il momento della verità. I due giganti faccia a...
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I due giganti faccia a faccia per una cena che è tutt’altro che di facciata.
La lunga tavolata istituzionale non è di certo il luogo ideale per sciorinare i dettagli di un’epocale contesa. Per le intenzioni, però, saranno più che sufficienti poche battute e qualche gesto, si spera, di una possibile intesa.
Un’intesa su cui convergono le aspettative dell’intero commercio globale. Perché a suon di dazi e di minacce, non sono solo l’aquila e il dragone a rimetterci, bensì l’economia mondiale nel suo insieme.
Sale dunque la febbre di un sabato sera decisivo in quel di Buenos Aires.
Le relazioni personali tra i due leader restano eccellenti, ma i cinesi sono reduci da decenni di promesse mai mantenute su fronti che gli statunitensi considerano oramai fondamentali, necessari ed urgenti: apertura (vera) del mercato più vasto del pianeta, rivalutazione del tasso di cambio dello Yuan (su cui Pechino è accusata di giocare sporco per favorire le proprie esportazioni) e tutela di quella proprietà intellettuale a stelle e strisce di cui, sempre a detta di Washington, gli orientali fanno incetta.
Gli americani, insomma, sono stanchi.
L’incontro, peraltro, cade in un momento storico particolare, non soltanto per gli Stati Uniti come Paese, quanto per Trump come persona.
Preso nella morsa del Russiagate, che specie dopo la mezza sconfitta di midterm torna a strangolarlo, il presidente potrebbe infatti essere tentato dal percorrere una di due strade, purché di corsa, col suo solito fare scomposto: quella che porta al successo, al trionfo dell’amicizia con Xi. O, viceversa, quella della rottura brusca, del colpo di scena che fa saltare il tavolo di un G20 che qualcuno etichetta già come un flop.
La sensazione, in definitiva, è che il tycoon possa sentire la consueta esigenza di accordarsi o al contrario di agitarsi più sulla base delle proprie convenienze estetiche che non rispetto ai contenuti politico-economici dello scontro.
Xi è freddo, calmo e calcolatore.
Trump no.
Il Mattino