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Un piano in cinque punti contro i rincari nelle bollette degli europei. È quello che la Commissione Ue ha messo sul tavolo dei governi dei Ventisette in preparazione alla riunione straordinaria dei ministri dell’Energia di domani a Bruxelles. Dal limite al costo dell’elettricità prodotta da fonti diverse dal gas (da fissare attorno ai 200 euro al megawattora) al prelievo sui profitti delle compagnie energetiche da ridistribuire tra famiglie e imprese in difficoltà, fino al tetto al prezzo del metano russo, la presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen ha confermato l’intenzione di intervenire subito, con misure d’emergenza, contro il caro-energia.
Nella proposta italiana a Bruxelles è previsto, però, un correttivo: l’estensione del price-cap a tutte le transazioni negli hub Ue, e non solo quelle con la Russia, ma per il Gnl, gli Stati pagherebbero in compensazione la differenza tetto e prezzo. «La Russia sta manipolando il mercato» e, di conseguenza, «ci troviamo a fare i conti con prezzi astronomici», ha detto ieri; «ma con l’unità e la determinazione prevarremo». L’arsenale di von der Leyen è composto da una serie di misure di diversa natura: si comincia con un piano per contenere la domanda di energia elettrica. Come fatto appena sei settimane fa con il gas, Bruxelles vuole fissare un target di riduzione dei consumi, stavolta su base obbligatoria: l’ipotesi è un taglio dei consumi del 10-15%, con un calo di almeno il 5% durante le ore di punta.
Ma è sul tetto al prezzo del gas che si sono incentrati molti degli scambi preparatori di ieri, tanto nella riunione degli ambasciatori dei Ventisette quanto nel seminario tecnico dedicato ai funzionari dei ministeri dell’Energia degli Stati membri. La proposta di von der Leyen parla, per la prima volta apertamente, di un “price cap” per colpire le importazioni via gasdotto dalla Russia. Un passo in avanti dopo mesi di resistenze, certo, ma ancora troppo poco secondo gli Stati membri che - Italia in testa - hanno difeso la necessità di un’introduzione di un tetto generalizzato al prezzo di tutto il metano, e non solo quello russo. A tratteggiare i limiti dell’opzione, del resto, è la stessa Commissione: «All’inizio della guerra l’importazione del gas russo via gasdotto ammontava al 40%, oggi siamo al 9% del totale». Insomma, adesso si tratterebbe di una quota relativamente trascurabile. Per alcuni interlocutori a Bruxelles, finirebbe semmai per essere una “quasi-sanzione” contro Mosca, ma non una misura in grado di alleviare la pressione sui prezzi. Tanto che da Praga il ministro dell’Industria della Repubblica Ceca Jozef Sikela, che ha la presidenza di turno del Consiglio, arriva pure a ipotizzare la possibilità di tenere l’argomento, «di natura politica», fuori dalle trattative.
Le altre proposte contenute nel documento dell’esecutivo Ue vanno alla ricerca delle risorse per attenuare i rincari in bolletta. Von der Leyen vuole infatti un “revenue cap” per chi produce energia elettrica utilizzando fonti a basso costo diverse dal gas, cioè rinnovabili e nucleare (ma che incassano cifre record visto che il prezzo è dettato dalla fonte più costosa); e un “contributo di solidarietà” simile a carico delle compagnie fossili oil&gas.
Il Mattino