Dopo essere andata con un amico a bere birra e vodka a volontà in un bar ha sorpreso la figlia 17enne che, nello stesso locale, insieme ai suoi amici, stava tracannando...
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Denunciata dalla figlia dopo la rissa, la donna si era consegnata a una stazione di polizia il 13 settembre, sostenendo che la ragazza l'aveva spinta prima che lei la colpisse. Messa davanti alle immagini delle telecamere di sicurezza che avevano ripreso la scena ha però dovuto confessare che le cose erano andate diversamente: era stata lei ad aggredire violentemente la figlia. A quel punto ha ammesso di essersi comportata in maniera ingiustificabile, dicendo di vergognarsi per quello che aveva fatto: il suo era stato un attacco di rabbia per il dispiacere provato nel vederla ridotta in uno stato di ubriachezza dopo aver bevuto oltre due litri di birra.
Ad aggravare la posizione di Helen è stato il fatto che il reato commesso ha violato la sospensione condizionale di una pena di 16 mesi inflittale nel dicembre dello scorso anno per possesso e spaccio di anfetamine. La difesa ha raccontato che la donna aveva assunto droghe in conseguenza di violenze domestiche subite, che non ne prendeva più fin dal novembre 2015 e che stava lavorando con i servizi di libertà vigilata per aumentare le sue possibilità di occupazione: tutti dettagli che non hanno intenerito i giudici. «Ha commesso questa violenza in un luogo pubblico sulla figlia 17enne - ha detto l'accusa - Il suo comportamento avrebbe potuto e dovuto essere migliore, soprattutto durante il periodo di sospensione condizionale della pena. Abbiamo considerato con attenzione la possibilità di lasciarla in libertà: dispiace dire che l'unico modo di trattamento è una pena detentiva immediata». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino