Sono nati in Cina i primi esseri umani con il Dna modificato: due gemelle che potenzialmente saranno in grado di trasmettere la stessa modifica ai loro figli, di generazione in...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Ecco cos'è Crispr, il copia-incolla del Dna che fa discutere
L'esperimento è stato coordinato da Jiankui He, direttore del laboratorio della Southern University of Science and Technology di Shenzhen e proprietario di due aziende biotech, che mercoledì dovrebbe intervenire a Hong Kong, nel convegno internazionale sulla tecnica dell'editing genetico. Il comitato organizzatore del convegno, intanto, oggi ha preso le distanze rilevando che ricerche del genere «dovrebbero essere affrontate con cautela» e con «autorizzazioni pubbliche».
A far discutere è anche il fatto che, su ammissione degli stessi ricercatori, sia stato impiantato in utero anche un embrione in cui la modifica non era completamente riuscita. Tanto che una delle gemelle «sembra essere un patchwork di cellule», a detta dei ricercatori che hanno avuto accesso ad alcuni materiali dell'esperimento. La ricerca è stata condotta a partire da ovociti e spermatozoi prelevati da sette coppie di età compresa fra 22 e 38 anni e nelle quali solo gli uomini erano positivi al virus Hiv, si legge negli unici documenti accessibili, presentati al Registro cinese delle sperimentazioni cliniche e al comitato etico dell'ospedale.
Da ovuli e spermatozoi sono stati ottenuti complessivamente 22 embrioni con la fecondazione in vitro. Di questi, 16 sono stati modificati con la Crispr per silenziare il gene che controlla il recettore chiamato CCR5, che si trova sulla superficie delle cellule immunitarie chiamate linfociti T e che è la porta di ingresso preferita del virus Hiv. Dei 16 embrioni in questione, sicuramente uno non era stato modificato come previsto, ma i ricercatori hanno deciso di impiantarlo comunque. Era uno degli 11 embrioni utilizzati nei sei tentativi di impianto. Alla fine è stata ottenuta una gravidanza, quella delle gemelle.
Tutto suggerisce che la decisione di voler utilizzare comunque un embrione non perfettamente modificato si spieghi perché «l'obiettivo principale dei ricercatori era sperimentare la tecnica di editing del Dna piuttosto che evitare la malattia», come ha osservato il genetista americano George Church, dell'università di Harvard. Jiankui He è però assolutamente sicuro del suo lavoro, tanto da presentarlo al comitato etico come una ricerca dalle ricadute «incalcolabili» e degne del Nobel.
«Alla luce della crescente competizione internazionale relativa alle applicazioni della tecnologia dell'editing del Dna», si legge, il risultato «andrà oltre rispetto a quello che nel 2010 ha portato al Nobel la tecnica della fecondazione in vitro». È un tono trionfalistico, in linea con la competizione accanita che da anni vede Stati Uniti e Cina rincorrersi nelle applicazioni della Crispr.
La terapia dei tumori è stata il primo terreno di battaglia e tutto è cominciato nel 2015, con l'intervento che a Londra ha utilizzato una tecnica simile alla Crispr, chiamata Talen, per combattere una rara forma di leucemia in una bambina.
Il Mattino