Gennaro Sangiuliano ministro della Cultura: un napoletano tra giornalismo e libri

Gennaro Sangiuliano ministro della Cultura: un napoletano tra giornalismo e libri
Si definisce un crociano di formazione laica, ma è anche un ammiratore convinto dell'ironia profonda di Giuseppe Prezzolini. Divoratore di libri, come non molti suoi...

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Si definisce un crociano di formazione laica, ma è anche un ammiratore convinto dell'ironia profonda di Giuseppe Prezzolini. Divoratore di libri, come non molti suoi colleghi giornalisti, Gennaro Sangiuliano, classe 1962, ha privilegiato la cultura da studio alla cultura della contemporaneità dei soli titoli e articoli di giornali. Chiare le sue radici politiche, mai nascoste, chiara la sua formazione. C'è chi lo ricorda ancora al liceo classico «Adolfo Pansini» del quartiere Vomero, animatore dei gruppi studenteschi della destra. Un minoritario coraggioso, in una scuola dove le sigle orientate a sinistra erano predominanti.

Prima uscita annunciata al museo Archeologico nazionale di Napoli e agli sci di Pompei: «Andrò dove sono nato», ha detto. 

Orientamento ideologico a destra dove guardava all'allora Msi, ma anche assertore del confronto liberale. Inizi giornalistici a Napoli. I più anziani lo ricordano quando veniva nella redazione del «Mattino» in via Chiatamone dal suo amico-collega Ciro Paglia, allora redattore capo. Poi, con il deputato missino Giuseppe Tatarella, ricordato anche dal neo presidente del Senato Ignazio La Russa, che fu artefice del rilancio del vecchio quotidiano «Roma», ne divenne direttore. Lo è stato per cinque anni, nella piccola redazione di via Chiatamone a pochi passi da quella del «Mattino». È un intellettuale della destra laica e liberale, come dimostrano i temi dei suoi saggi. Ma prima si era fatto le ossa nella tv privata napoletana Canale 8, o nel giornale liberale l'Opinione con Ciro Paglia. Laurea in giurisprudenza, più master, direttore della scuola di giornalismo di Salerno, vice direttore di Libero con Vittorio Feltri. In Rai entra nel 2003 e si occupa da inviato di scenari internazionali in Bosnia, Kosovo, Afghanistan. 

Nel 2001, viene candidato a Napoli alle elezioni parlamentari nelle liste della Casa delle libertà. Non ce la fa. Ma in Rai è prima vice direttore del Tg1 gestione Minzolini, poi dal 2018 direttore del Tg2 in quota centro-destra. Dimostra, in ogni intervento, sempre cultura non di superficie, confermata nei suoi libri come il saggio su Prezzolini cui tiene molto, le biografie di potenti come Putin, Trump, Hillary Clinton, edite da Mondadori. Diciotto libri all'attivo, al Tg2 ha voluto una serie di servizi sulle decine di musei italiani. Geloso della sua vita privata, è sposato con una collega, ha annunciato il suo motto da ministro della Cultura preso dalla canzone civile «All'Italia». pubblicata da Giacomo Leopardi nel 1819. Che recita: «O patria mia, vedo i simulacri degli avi nostri, ma la gloria non vedo». Un disincantato.  

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Il Mattino