L'Italia «è ripartita», grazie a «famiglie, imprese e lavoratori», e il proseguimento di questa nuova stagione di ripresa economica è...
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Sottolineatura che non dipende solo dalla modestia che caratterizza il premier ma dalla necessità di rendere «consapevoli» tutti che «è il momento di lavorare con convinzione perché la congiuntura economica finalmente favorevole possa tradursi in conseguenze positive dal punto di vista sociale». Ma ora «cambiare marcia significherebbe assumersi una responsabilità gravissima». Dunque «non è la stagione delle cicale quella che abbiamo davanti non può esserci una chiusura impaurita nel piccolo mondo antico delle paure quotidiane: è il tempo di non disperdere i risultati ottenuti».
Una cosa deve esser chiara ai cittadini: queste decisioni sono tutte nelle loro mani il 4 marzo, e i retroscena che lo vedono ancora a Palazzo Chigi dopo le urne o a causa del pareggio o per eventuali governi di larghe intese, lasciano il tempo che trovano: «Io ho un impegno che finisce con le elezioni. Se pensiamo che le elezioni sono un adempimento - ha spiegato - e poi continua tutto come prima, non faremo un servizio alla democrazia. Le elezioni sono importantissime, ogni cittadino può dire la sua, e le elezioni determineranno chi governerà, non l' inerzia o una alchimia». E gli elettori «avranno sul tavolo tre blocchi» tra i quali scegliere: M5s, centrodestra e centrosinistra a guida Pd.
«Il centrosinistra - dice fiducioso Gentiloni - può essere la coalizione vincente, il Pd può essere il primo partito, sulla base di quello che siamo e quello che abbiamo fatto»: anche perché «il Pd ha la squadra più credibile.
Il Mattino