BERLINO - Un caso di grave discriminazione anti-italiana o semplicemente un pasticcio generato dal combinato di pignoleria burocratica e maniacale rispetto delle regole da parte...
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La donna ha spiegato che aveva rinunciato a lavorare perché incinta e che si era poi separata rimanendo senza mezzi di sussistenza per cui aveva fatto richiesta di sussidi sociali. Dopo tre mesi di attesa, invece, si è vista arrivare la sollecitazione ad andarsene. Non si tratterebbe di un caso isolato: gli italiani senza lavoro minacciati di espulsione sarebbero almeno un centinaio soprattutto nel Nord-Reno-Vestfalia (il Land più popoloso). Fonti diplomatiche rimandano a una chiara normativa, europea e tedesca. Il caso però ha sollevato un gran polverone in Italia provocando una ferma reazione del sottosegretario agli Esteri, Riccardo Merlo: «Se venisse confermato, l'atteggiamento della Germania sarebbe molto grave e andrebbe a colpire l'essenza stessa della Ue», ha affermato.
L'episodio va visto alla luce del quadro giuridico europeo e nazionale. Dal 2004 (anno dell'adesione all'Ue dei paesi dell'est) esiste una direttiva europea che prevede limiti al soggiorno di cittadini Ue in paesi dell'Unione, oltre i quali è possibile ricorrere all'espulsione: se non intervengono oltre i tre mesi condizioni come un lavoro anche indipendente e part time, se non si frequenti un corso di formazione professionale, non si abbia un familiare con diritto di soggiorno, se non si stia cercando lavoro per circa sei mesi, e se non si hanno mezzi di sostentamento. Tale direttiva è in vigore in tutta l'Europa comunitaria. Un ruolo ha giocato probabilmente anche una nuova legge varata in Germania nel 2016, decisa per frenare il fenomeno di abusi dell'assistenza sociale da parte essenzialmente di bulgari e romeni. A norma di legge, che ha subito una stretta appunto due anni fa anche a seguito dell'emergenza migranti negli anni del record di arrivi 2015-2016, il periodo di permanenza in Germania per avere diritto a questi ammortizzatori sociali è stato aumentato da tre mesi a cinque anni. È possibile quindi, ma è solo un'ipotesi, che il caso della donna italiana sia il risultato sfortunato di un incastro fra la direttiva europea e la legge tedesca. Finora non si è mai avuto notizia di atti discriminatori contro gli italiani.
La presenza italiana in Germania è molto aumentata negli ultimi anni. Secondo dati ufficiali, gli italiani iscritti all'Aire (l'anagrafe degli italiani registrati all'estero) a partire dal 2012 sono 800.000 con un aumento annuale del 3% (molti di più calcolando quelli non iscritti all'Aire. Solo a Berlino gli italiani iscritti all'Aire sono 32.000 con un aumento del 10% l'anno (50.000 almeno se si calcola quelli non iscritti negli elenchi Aire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino