Ad un anno dalla pubblicazione, il “Mein Kampf” diventa un bestseller inatteso. Ma riavvolgiamo il nastro. Quando lo scorso 11 giugno Il Giornale ha scelto di allegare...
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La nuova versione è stata realizzata con un profilo critico e storico da 1948 pagine di note redatte da studiosi che, a conti fatti, hanno messo in risalto gli errori e le falsità raccontati a scopo propagandistico: «Non sono gli estremisti di destra che acquistano questo libro ma lettori appassionati di storia e politica e molti accademici», ha detto Andreas Wirsching, direttore dell’Istituto di storia contemporanea di Monaco che ha curato l’edizione critica. Edizione per cui erano state previste soltanto 4mila copie: «I dati di vendita ci hanno travolto», ha ammesso Wirsching. Complice, indiscutibilmente, la curiosità di uno scritto proibito per così tanto tempo.
Il Mein Kampf fu pubblicato per la prima volta nel 1925: nel '33, anno dell’ascesa al potere di Hitler, si registrò una vendita pari ad un milione di copie, senza contare tutte quelle messe in circolazione a titolo gratuito. Lo stato nazista, infatti, distribuiva il volume ai soldati al fronte e ai novelli sposi. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale milioni di esemplari vennero distrutti e i diritti d’autore, eccezion fatta per le edizioni inglesi e olandesi, furono attribuiti alla Baviera fino al 31 dicembre 2015 (a 70 anni dalla morte dell’autore). Da quel momento in poi la Germania ne ha consentito la ripubblicazione. E il resto è storia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino