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GERUSALEMME - Ha atteso l’ingresso dello Shabbat, il giorno sacro della preghiera per gli ebrei, per consumare la sua vendetta. Ha attraversato le strade percorse dalle rare auto che circolano nella sera di festa e ha aperto il fuoco all’impazzata contro un gruppo di persone appena uscite dalla sinagoga di Neve Yakov, quartiere nel quadrante est della città. Un’azione durata alcuni interminabili minuti. Un colpo dopo l’altro sparati a ripetizione come testimoniano gli effetti sonori di un filmato girato a grande distanza. E alla fine il bilancio dell’attentato è di sette morti e almeno una dozzina di feriti. Una strage proprio nel giorno in cui tutto il mondo ricordava gli orrori del nazismo.
IL TERRORISTA
Il terrorista, Alkam Kahiri, un giovane di 21 anni, ha tentato di fuggire verso il quartiere arabo di Beit Hanina, a breve distanza, ma è stato colpito a morte dagli agenti che lo hanno intercettato. Proveniva da Shuafat. Solo due giorni fa in quello stesso campo profughi palestinese era morto un sedicenne negli scontri esplosi durante un’operazione dei militari israeliani. Il suono delle sirene di decine di ambulanze e delle auto della polizia ha spezzato il silenzio in cui la città si immerge al tramonto del venerdì. La scena che si è presentata ai soccorritori riporta ai tempi più bui dell’offensiva terroristica. «Abbiamo visto una donna e quattro uomini sdraiati sul ciglio della strada in una pozza di sangue», racconta un volontario dell’organizzazione sanitaria Maghen David Adom. Non davano segni di vita altri tre feriti tra cui un ragazzo e una donna di 70 anni portati in condizioni critiche nei vicini ospedali.
La caccia agli eventuali complici è scattata immediatamente, poi in serata la polizia ha fatto sapere che Kahiri avrebbe agito da solo.
IL BILANCIO
Quello di ieri è stato l’attentato più sanguinoso dal 2011 a Gerusalemme, dove solo qualche mese fa un ordigno era stato fatto esplodere - per la prima volta dopo 6 anni - alla fermata di un autobus causando la morte di una persona e il ferimento di altre 21. Con le vittime di ieri dall’inizio del 2023 i morti in questa regione sono 36, un anno che si è aperto proprio come si era chiuso quello precedente segnato da una inarrestabile escalation con la morte di oltre 200 persone (171 palestinesi e 31 israeliani). La situazione nell’area preoccupa le diplomazie internazionali. In questi giorni è in corso la visita in Israele e Cisgiordania del direttore della Cia Burns e ed è annunciata per la prossima settimana la missione del Segretario di Stato americano Blinken. Oltre a quella americana una dura condanna della strage è arrivata anche dal governo inglese e da quello italiano («è stato un vile attentato terroristico, esprimiamo cordoglio e vicinanza allo Stato di Israele e a tutto il suo popolo»). Per il ministro degli Esteri Tajani si è trattato di «un atto di terrore ancora più orrendo» perché perpetrato nel giorno in cui viene commemorata la Shoah.
Il Mattino