La vita di Imane sotto la lente dei pm, l'ex avvocato: «Era molto preoccupata»

La vita di Imane sotto la lente dei pm, l'ex avvocato: «Era molto preoccupata»
MILANO - I fratelli, gli amici, l'uomo che l'ha ospitata negli ultimi mesi di vita, il suo dentista che l'ha curata. I magistrati scavano nella vita di Imane Fadil,...

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MILANO - I fratelli, gli amici, l'uomo che l'ha ospitata negli ultimi mesi di vita, il suo dentista che l'ha curata. I magistrati scavano nella vita di Imane Fadil, morta il primo marzo dopo aver detto ai medici di essere stata avvelenata. Di certo tutti coloro che le stavano accanto concordano nel ricordare la sua inquietudine. «I medici hanno scartato le varie ipotesi dopo giorni che era in ospedale - racconta l'amico Ornal - le e hanno chiesto se poteva avere il timore che qualcuno avesse potuto farle del male. Lei ha risposto sì».

 

Non solo. «Poco prima» del processo Ruby ter, Imane «era molto più preoccupata rispetto al passato: ultimamente non era più rassicurabile», afferma Danila De Domenico, ex avvocato e amica della modella. «La sua era una preoccupazione per il suo ruolo nei processi, che sembrava non finire mai. È sempre stata molto impaurita per questa situazione, specie all'inizio. Poi però l'ha affrontata con grande coraggio e serietà». L'avvocato l'ha difesa per diversi anni: «Era una ragazza seria, che ha avuto il coraggio di dire le cose che ha visto». E adesso, dopo la morte misteriosa della giovane, a essere angustiato è il fratello Tarek: «È spaventatissimo soprattutto dall'esposizione mediatica, anche perché teme di perdere il lavoro», spiega Paolo Sevesi, il legale della giovane marocchina. A quasi tre settimane dal decesso non c'è ancora un'ipotesi prevalente in grado di dare una direzione precisa alle indagini condotte dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, i pm Antonia Pavan e Luca Gaglio: le ipotesi di morte naturale, per una rara malattia di carattere autoimmune, o di un avvelenamento «hanno pari dignità» sono sullo stesso piano, sottolineano i magistrati. Solo l'autopsia e la verifica di possibili sostanze radianti, considerata la massiccia presenza di metalli pesanti nel corpo della giovane, daranno una risposta. Anche se «il sospetto di avvelenamento è indiscutibile», aggiungono i pm. Sia perché Imane lo ha riferito al fratello Tarek e a un amico almeno tre settimane prima di spirare, oltre che per il fatto che «siamo di fronte a una morte che non ha una risposta clinica e quindi dobbiamo tenere aperta qualsiasi ipotesi». Ieri intanto si è svolta l'udienza del processo Ruby ter, di cui Imane lamentava le lungaggini che considerava come un'ingiustizia. È uno dei molti filoni dei procedimenti con Silvio Berlusconi imputato con l'accusa di aver comprato il silenzio delle sue ospiti alle serate di Arcore e nel quale la modella marocchina, sulla stessa linea di Ambra Battilana e Chiara Danese, aveva chiesto di entrare come parte civile dopo aver raccontato nelle indagini ciò he aveva visto in nelle cene con animazione notturna. Proprio al termine dell'udienza lampo - nella quale la modella è stata comunque citata dai giudici della quarta sezione penale come parte del procedimento - l'avvocato dell'ex premier, Federico Cecconi, ha tenuto a precisare che «dal punto di vista tecnico-processuale la morte» di Imane «nuoce alla difesa di Berlusconi, perché le sue dichiarazioni entrano nel processo direttamente e così noi non possiamo procedere con il controesame». Tecnicismi a parte, però, il legale vuole ricordare la giovane: «Quando muore una persona, la massima forma di dolore non è un'espressione retorica». Il dibattimento principale di fatto non è ancora iniziato (è ancora alle questioni preliminari), malgrado la prima udienza risalga al gennaio 2017. Quando ripartirà il 15 aprile, i giudici potrebbero trovarsi a decidere sulla richiesta di legittimo impedimento di Berlusconi per la campagna elettorale per le elezioni europee. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino