Aborto, ginecologi assunti perché non obiettori

Aborto, ginecologi assunti perché non obiettori
Assunti perché non obiettori. Con un concorso riservato unicamente a ginecologi dedicati alla legge 194. Per contrastare l'enorme ricorso all'obiezione di coscienza...

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Assunti perché non obiettori. Con un concorso riservato unicamente a ginecologi dedicati alla legge 194. Per contrastare l'enorme ricorso all'obiezione di coscienza che in molte regioni d'Italia rende sempre più difficile accedere all'aborto. Alla fine Roma ce l'ha fatta. Vincendo resistenze e ricorsi al Tar. E nelle prossime settimane due dirigenti-medici entreranno nell'équipe di interruzione volontaria di gravidanza dell'ospedale San Camillo-Forlanini, uno dei più grandi della Capitale, ma soprattutto punto di approdo (spesso ultimo) per migliaia di donne che arrivano da tutta la Regione. Un concorso fortemente voluto dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti, per garantire appunto il rispetto della legge 194, ma diventato oggi, anche, un modello già rilanciato in Parlamento. Per due elementi di novità contenuti nel bando lanciato la primavera scorsa ed oggi concluso. Il concorso è stato finalizzato, ed è la prima volta, unicamente al servizio di interruzione volontaria di gravidanza, e quindi i vincitori, si legge all'articolo 12 del bando "verranno assegnati al settore del Day Hospital e Day Surgery per l'applicazione della legge 194". La seconda novità è che i due medici selezionati difficilmente potranno fare obiezione di coscienza. Si sa infatti che sempre più spesso medici assunti come non obiettori, proprio per evitare la desertificazione dei reparti della 194, si sono appellati quasi subito all'articolo 9 della legge per abbandonare il servizio. In questo caso invece, come spiega Fabrizio d'Alba, direttore generale del San Camillo-Forlanini, "se chi ha vinto il concorso farà obiezione nei primi sei mesi dopo l'assunzione, potrebbe rischiare il licenziamento, perché sarebbe inadempiente rispetto al compito specifico per cui è stato chiamato". E dopo, invece, passato il periodo di prova, il rifiuto di fare interruzioni volontarie di gravidanza potrebbe portare "alla mobilità o addirittura alla messa in esubero".
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Il Mattino