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Donna, sì, ma più di tutto «una combattente». Non ama le etichette, Giorgia Meloni, né gli stereotipi. E lo racconta oggi in una lunga intervista al settimanale Chi. «Se mi sento pronta a diventare la prima donna premier in Italia? Mi sono sentita spesso inadeguata, a dire la verità, e a volte tutto mi sembra più grande di me - confessa la leader di FdI - ma sono un soldato, io».
È un ritratto intimo - non capita spesso - quello che Meloni fa di sé a un mese dalle elezioni che potrebbero portarla a Palazzo Chigi. Molto più di una speranza, dice lei mentre sfoglia gli ultimi sondaggi: «Ci danno al 24%, siamo più in alto di tutti perché siamo i più seri». E infatti la leader-in-pectore del centrodestra - fotografata mentre sorride seduta su un tetto di Roma - promette battaglia: «Combatto, e sono sicuro che la gente ci seguirà, verrà a votare». Ci crede talmente tanto, Meloni, che già immagina una vita da presidente del Consiglio. «Madre e italiana», come dice lei, con un Paese sulle spalle. «Se diventerò premier non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia Ginevra che ha 6 anni - spiega - le donne si organizzano sempre.
«Le prime cose di cui mi occuperò, se vincerò le elezioni, sono emergenza energetica e costo del lavoro, adeguamento dell’assegno unico per la famiglia e legge di bilancio», confida a Chi. Ma c’è spazio anche per parlare di leadership e di un metodo che la presidente di FdI vuole portare nelle istituzioni. «Ci sono due modi per esercitare il potere: con l’esempio o con la paura. Io ho preferito il primo - racconta - se ti chiedo di fare una cosa per me, vuol dire che io l’ho fatta già 20 volte». È un manifesto anche la critica al femminismo in politica. Un vecchio pallino della destra italiana. Meloni, da parte sua, ama rifarsi a una massima di Charlotte Whitton, sindaca di Ottawa negli anni Cinquanta, citata nel suo libro “Io sono Giorgia”. «Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave. Per fortuna non è difficile».
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