Giovanni Zecchini, il tredicenne caduto dal lucernaio nella piscina nel 2012 muore dopo 11 anni di sofferenze

Il venticinquenne lascia la mamma Monica insieme a Marco, Edoardo, Matteo e Jessica

Giovanni Zecchini, il tredicenne caduto dal lucernaio della piscina nel 2012 muore dopo 11 anni di sofferenze
MIRA (VENEZIA) - Una caduta finita con la morte. L’ultimo saluto a Giovanni Zecchini, 25 anni, il ragazzino che nel 2012 cadde dal lucernaio della piscina di Mira...

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MIRA (VENEZIA) - Una caduta finita con la morte. L’ultimo saluto a Giovanni Zecchini, 25 anni, il ragazzino che nel 2012 cadde dal lucernaio della piscina di Mira in ristrutturazione subendo pesanti lesioni, si terrà domani alle 11 nella sala del commiato del cimitero di Spinea. Il venticinquenne lascia la mamma Monica insieme a Marco, Edoardo, Matteo e Jessica.

 

La caduta nel 2012

Il ragazzo, che all’epoca del terribile incidente aveva appena 13 anni, da allora era infatti tetraplegico con lesioni cerebrali e da diverso tempo richiedeva un’assistenza costante con cure particolari in strutture dedicate. Era la sera del 19 luglio del 2012, quando un gruppo di ragazzini, attirati dalle grida di altri giovani, raggiunsero i lucernai dell’ultimo piano della piscina comunale di Mira nel polo sportivo Valmarana che in quel periodo era chiusa per ristrutturazione e semivuota. Il lucernaio non resse il peso del tredicenne e Giovanni precipitò nel vuoto per quasi 10 metri. Gli amici chiamarono subito i soccorsi e i genitori ma le lesioni subite lo lasciarono completamente invalido.

Sono seguiti anni difficili, per Giovanni, per la sua famiglia ma anche per tutti i soggetti coinvolti, dagli amici che erano con lui quella sera ai responsabili della struttura e dell’intervento di ristrutturazione in corso. Sulla vicenda fu aperta un’inchiesta e poi un processo. Nell’inchiesta, partita anche sotto l’imput della la famiglia Zecchini che si costituì parte civile, figurano nel banco degli imputati sia l’allora sindaco Alvise Maniero, eletto appena qualche settimana prima, ed altri sei imputati tra i quali il gestore della piscina comunale, il dirigente tecnico del Comune di Mira ma anche altri funzionari oltre ai responsabili della sicurezza del cantiere e delle ditte che stavano effettuando i lavori all’interno della struttura sportiva. L’ipotesi della Procura era infatti che non fossero state predisposte le misure di sicurezza nel cantiere necessarie per impedire l’accesso alla struttura e tutti gli imputati furono accusati di lesioni gravi e colpose. Il processo è durato ben 10 anni e si è concluso lo scorso gennaio con l’assoluzione degli imputati. I legali della famiglia di Giovanni presentarono però ricorso in appello ma alla fine si trovò un’intesa extragiudiziaria per il risarcimento, pagato dall’assicurazione del Comune al ragazzo e alla sua famiglia. Giovanni negli ultimi tempi, date le sue condizioni di salute di estrema fragilità, era ricoverato in una struttura a Bassano del Grappa dove è spirato qualche giorno fa.

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Il Mattino