De Placido: Monnalisa touch, laserterapia alla Federico II

De Placido: Monnalisa touch, laserterapia alla Federico II
«La laserterapia aiuta le giovani pazienti ad affrontare al meglio la battaglia contro il tumore, perché consente loro di conservare la funzionalità vaginale,...

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«La laserterapia aiuta le giovani pazienti ad affrontare al meglio la battaglia contro il tumore, perché consente loro di conservare la funzionalità vaginale, preservando fertilità e attività sessuale». Quello di «Monnalisa Touch» è dunque una sorta di binario parallelo, come spiega Giuseppe De Placido, direttore dell’area funzionale di Chirurgia ostetrica e ginecologica dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II. Parallelo perché, durante il duro periodo di terapia oncologica, è possibile scongiurare la menopausa precoce.


Professore De Placido, come arriva l’intuizione che ha portato a sperimentare questo tipo di laserterapia?
«L’idea arriva dagli Stati Uniti, dove circa 15 anni fa è stato acquisito per la prima volta questa attrezzatura particolare. Da noi, come a Milano e a Firenze, è giunto due anni fa: da allora siamo partiti con l’applicazione di questo tipo di laserterapia sia sulle pazienti in menopausa fisiologica, sia, e direi sopratutto, sulle giovani pazienti oncologiche, che vanno sostenute anche dal punto di vista psicologico. L’apparecchio di cui disponiamo agisce sull’atrofia vaginale, ripristinando la funzionalità e migliorando le strutture di sostegno, evitando ad esempio l’incontinenza. Ma l’aspetto che ritengo fondamentale riguarda la fertilità».

Il trattamento come aiuta le giovani donne a non perdere la possibilità di avere un figlio?
«Quando arriva il via libera dai colleghi di oncologia, è possibile utilizzare la laserterapia su pazienti tra i 30 e i 45 anni colpite da patologia tumorale, nella maggior parte dei casi alla mammella. Le terapie oncologiche, azzerando la produzione estrogenica, inevitabilmente portano a una menopausa precoce. Noi, con il laser, andiamo a contrastare questo effetto collaterale, promuovendo l’oncofertilità e aiutando, anche dal punto di vista psicologico, le pazienti ad affrontare al meglio la stessa patologia oncologica. Un aspetto secondo noi importantissimo».

Quali sono i risultati e quali le prospettive?

«In due anni abbiamo svolto 800 trattamenti, con un tasso di successo del 94 per cento. Visti i risultati, che ci hanno permesso di migliorare la vita delle nostre pazienti, credo che in futuro ci sarà un ulteriore boom. Basti pensare che qui alla Federico II abbiamo già richieste provenienti da tutto il meridione d’Italia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino