«Berlusconi quando ha iniziato negli anni '70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui...
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essere intercettato, il boss mafioso Giuseppe Graviano, conversando in carcere cojn il detenuto Umberto Adinolfi.
Il boss mafioso Giuseppe Graviano è indagato per minaccia a Corpo politico dello Stato in concorso con altri boss, per la trattativa tra Stato e mafia. Il reato gli è stato contestato, lo scorso 28 marzo, dai pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo, nel corso di un interrogatorio. Graviano è stato intercettato per più di un anno mentre conversava in carcere, durante l'ora d'aria, con un detenuto, Umberto Adinolfi.
Al boss mafioso, che sta scontando l'ergastolo per le stragi mafiose, viene contestato: «il reato di delitto previsto e punito dagli articoli 81 capoverso, 110, 338 e 339 Codice penale e articolo 7 decreto legislativo 152 del '91 - come si legge agli atti - perché, in tempi diversi e con più azioni consecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso con altri soggetti taluni esponenti di vertice di Cosa nostra, tra i quali Salvatore Riina e Leoluca Bagarella, altri pubblici ufficiali che hanno agito con abuso di potere e con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione, altri ancora nella veste di attivisti o esponenti politici di primo piano tra i quali Marcello Dell'Utri, per turbare alla regolare attività di corpi politici dello Stato e in particolare del governo della Repubblica usava minacce e violenza consistita nel prospettare l'organizzaizone o l'esecuzione di stragi, omicidi e altri gravi delitti, alcuni dei quali effettivamente realizzati ai danni di esponenti politici tra i quali l'onorevole Calogero Mannino e delle istituzioni, a rappresentanti di detto corpo politico, per impedirne o comunque turbarne l'attività».
Le intercettazioni «Al Signor Crasto gli faccio fare la mala vecchiaia».
«Berlusca mi ha chiesto questa cortesia... per questo è stata l'urgenza di... come mai questo qua, poi che successe, ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni in Sicilia, Berlusconi...». È quanto dice il boss Giuseppe Graviano. «Lui voleva scendere - dice ancora Gravian al suo interlocutore - però in quel periodo c'erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa...».
Dalle intercettazioni emergerebbe anche che il boss stragista al 41 bis avrebbe messo incinta la moglie durante la detenzione al carcere duro. Alla donna sarebbe stato permesso di entrare nell'istituto di pena e stare col marito. È lo stesso Graviano a raccontarlo, salvo poi attenuare la versione iniziale, a un compagno di detenzione. I colloqui erano intercettati e il dialogo è finito agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. «Dormivamo nella cella assieme», dice Graviano.
«Mio figlio è nato nel '97 - racconta Graviano - ed io nel '96 ero in mano loro, i gom (gli agenti di polizia penitenziaria ndr)». «Ti debbo fare una confidenza - prosegue il boss - prima di nascere il bambino, prima di incontrarmi con mia moglie, siccome una cosa del genere mi era successa in altre occasioni pure, io ho detto 'no ci devo provarè». Il racconto prosegue: «io sapevo che doveva venire la situazione, io tremavo... e dormivamo nella cella assieme. Cose da pazzi, tremavo». «Quando è uscita incinta - conclude - mi è finito quel tremolizzo, l'ansia che avevo».
La replica «Dalle intercettazioni ambientali di Giuseppe Graviano, depositate dalla Procura di Palermo, composte da migliaia di pagine, corrispondenti a centinaia di ore di captazioni, vengono enucleate poche parole decontestualizzate che si riferirebbero asseritamente a Berlusconi. Tale interpretazione è destituita di ogni fondamento non avendo mai avuto alcun contatto il Presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano». Lo afferma in una nota l'avvocato Niccolò Ghedini senatore di FI.
«Ogni illazione in proposito troverà adeguata risposta nelle sedi competenti», aggiunge Ghedini. «Che, del resto, il Presidente Berlusconi sia totalmente estraneo a fatti consimili è stato già ampiamente dimostrato in più sedi giudiziarie», prosegue l'avvocato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino