Il 7 novembre del 1997 William Moldt salutò per l'ultima volta la sua fidanzata, dicendo di dover fare un salto al bar prima di tornare a casa. Aveva 40 anni e...
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Grazie a una ricerca satellitare effettuata qualche giorno fa da un ex cittadino di Wellington, abile a scorgere casualmente la sagoma di un’automobile sul fondo di un laghetto nei pressi del suo vecchio vicinato, sono nati i primi sospetti. L'uomo, preoccupato, ha immediatamente contattato un conoscente che risiede in zona e che, come spiegato dalla polizia, «ha attivato il suo drone personale, ha confermato ciò che il precedente residente aveva visto e ha immediatamente contattato l’ufficio dello sceriffo».
Dopo la rimozione dell'auto, i primi accertamenti hanno fatto notare la pesante calcificazione del veicolo, segno della lunghissima permanenza in acqua. Ma che potesse trattarsi proprio della macchina di William Moldt lo si è iniziato a sospettare solo quando, nel veicolo, sono stati trovati i resti di uno scheletro umano. Per la conferma definitiva deio primi sospetti si era dovuta attendere l'analisi del medico legale, arrivata lo scorso martedì. Esito positivo: i resti sono suoi.
Una storia incredibile, visto che nemmeno i parenti speravano ormai di ritrovarlo, di scoprire cosa gli fosse successo. Per risolvere il misterioso caso è servito l'aiuto della tecnologia e di Google, che al tempo non era ancora nato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino