Deficit, tagliati gli investimenti: dirottati i fondi Ue di sviluppo e bonifiche

Deficit, tagliati gli investimenti: dirottati i fondi Ue di sviluppo e bonifiche
Nuova stoccata della Ue all'Italia per sottolineare la sua incapacità a spendere i fondi della programmazione europea: il Belpaese è al 25mo posto tra i...

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Nuova stoccata della Ue all'Italia per sottolineare la sua incapacità a spendere i fondi della programmazione europea: il Belpaese è al 25mo posto tra i Ventotto, avendo impegnato al 30 settembre scorso soltanto il 55 per cento dei 75,5 miliardi totali. Numeri che la pongono sotto di dieci punti rispetto alla media del Vecchio Continente. Ma da Palazzo Chigi, informalmente, smentiscono i dati della commissione. E fanno notare che quelle diffuse dalla Commissione sono numeri vecchi: infatti gli ultimi monitoraggi fatti dall'Agenzia della Coesione riportano una situazione diversa. Concetti in linea come quelli espressi dal ministro per il Sud, Barbara Lezzi, in un'intervista al Mattino.


In attesa di concludere le ultime certificazioni, sugli oltre 760 milioni non impegnati a inizio anno - la cifra da recuperare nella parte di programmazione che scade quest'anno non supererebbe i 200 milioni di euro. A questo risultato si è arrivati grazie al lavoro fatto dallo stesso ministero e dall'Agenzia della Coesione per spingere le Regioni a definire i progetti ancora aperti e a delineare meglio gli obiettivi.

In quest'ottica, sempre da Palazzo Chigi, si fa sapere che i due programmi gestiti direttamente dall'Agenzia - Pon governance e Pon Città metropolitane - avrebbero raggiunto pienamente i target previsti. Secondo l'Unione europea - ma con dati che si riferiscono ai primi nove dell'anno - la situazione sarebbe totalmente opposta: a quella data la spesa certificata sul territorio avrebbe sfiorato appena il 15 per cento del totale, contro una media Ue del 22 per cento. Ma non c'è soltanto questa incognita sul finanziamento delle politiche per il Mezzogiorno.

Le principali misure in Legge di bilancio - la decontribuzione per le nuove assunzioni e il credito d'imposta per le imprese che comprano beni strumentali - sono entrambe finanziate di fatto con fondi della programmazione europea. Ma la scelta del governo di rimodulare di 800 milioni il fondo di coesione territori per coprire i tagli alle tariffe Inail, potrebbe mettere in crisi la loro dotazione. Senza contare che il credito d'imposta, in scadenza il 31 dicembre del 2019, non è stato ancora prorogato.
 
Il ministro Lezzi ha spiegato che con questa scelta per tagliare il cuneo fiscale «non viene in alcun modo inficiata la possibilità per le imprese di fruire del suddetto credito». In quest'ottica l'esponente grillino ha anche strappato due importanti modifiche alle regole esistenti con una serie di emendamenti: in primo luogo ha ottenuto di poter far gestire al suo dicastero il fondo di coesione e sviluppo, quindi ha esteso il perimetro di azione di questo strumento anche per finanziare le bonifiche ambientali (da qui arriveranno i 150 milioni di euro necessari per gli interventi a Bagnoli) i contratti di partneriato pubblico privato (come i contratti di programma) o la manutenzione delle scuole o la lotta al dissesto idrogeologico.


In manovra, accanto alla flat tax al 7 per cento per i pensioni che si trasferiscono nei piccoli centi del Mezzogiorno e l'avvio della Scuola di specializzazione meridionale ma senza il marchio della Normale di Pisa. C'è poi un provvedimento che interessa molti comuni del Sud in predissesto: per la gestione di cassa potranno farsi anticipare dal Viminale cifre fino a 20 milioni per le principali emergenze.
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Il Mattino