Roma. Sono rimbalzate tutte le formule possibili di governo eventuale in questi giorni di crisi-lampo. Governo di responsabilità nazionale; governo di scopo; governissimo;...
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Resta saldo al suo posto Graziano Delrio, volto gentile del renzismo. Le Politiche Agricole non subiranno turn-over, anzi il ministro Maurizio Martina - prezioso per gli equilibri interni del Pd - sembra essersi rafforzato. E ieri è stato convocato da Renzi ha Palazzo Chigi. Come accadeva nella Prima Repubblica, infatti, anche adesso si ripete uno schema tradizionale: le difficoltà nel partito che producono scelte nel personale di governo capaci di spegnere, o attenuare, gli incendi. Ecco perché Dario Franceschini e il guardasigilli Orlando resteranno al loro posto. Estrometterli dal governo avrebbe il significato di voler scatenare una guerra nel partito, e Renzi non ha la forza né la voglia per ora di mettersi contro due correnti importanti che i due ministri rappresentano.
Nel caso dovesse entrare Piero Fassino nella squadra ministeriale, come titolare della Farnesina, suo sogno da sempre, la nomina rientrerebbe nella logica di dare qualcosa di più a Franceschini, visto che l'ex sindaco di Torino appartiene come altri ex diessini (la Sereni per esempio) a quel gruppo. Oppure è il contrario: i renzisti per sottrarre Piero a Dario mettono Fassino al governo? Agli Esteri, però, il più accreditato successore di Gentiloni parrebbe essere Carlo Calenda. O lui o l'altro, di sicuro la Farnesina non potrà restare sguarnita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino