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Se non è un terremoto è comunque un piccolo sisma quello che si sta registrando in queste ore nel Pd. Sul piede di guerra, per la partita della nomina dei sottosegretari, ci sono i parlamentari del Sud e le donne. Ma comunque si guardi la partita, sembrano tutti imbufaliti per la poca rappresentanza. Per capirci, chiedono maggiore visibilità, attraverso un documento ufficiale, anche i democrat veneti. Ma sarà complicato accontentare tutti.
I NODI
Anzitutto sono due le questioni con cui i democrat devono fare i conti. La prima: sulla scia delle polemiche per la scarsa rappresentanza femminile nel governo Draghi, solo 8 donne (di cui nessuna del Pd) su 23 ministri , la scelta di sottosegretari e viceministri dovrebbe tenere maggiormente conto delle quote rose. «Per la prima volta nessuna democratica fa parte di un governo in cui partecipa il Pd. Del resto l'immagine, guardando alle posizioni apicali, è rappresentata da una leadership interamente maschile», attacca Cecilia D'Elia ieri pomeriggio in un'infuocatissima riunione del coordinamento nazionale della Conferenza delle democratiche. Ma questa richiesta non dovrebbe avere difficoltà ad essere soddisfatta, secondo quanto trapela dai vertici del Pd decisi a operare un riequilibrio.
Governo Draghi, Caldoro: preoccupato per poca presenza del Sud
Altra e più pesante questione, oltre alla sottorappresentanza femminile, è la scarsa presenza meridionale con la gran parte dei ministri pescati dal centro e dal Nord Italia. Equilibrio questo forse più difficile da garantire per il nuovo esecutivo. Un punto, se volete, ancora più dolente della questione di genere. «Non possiamo non evidenziare la preoccupante assenza di equilibrio territoriale che penalizza la prospettiva della compagine ministeriale e la sua capacita' di rappresentare le aspirazioni del Mezzogiorno il cui sviluppo ha un ruolo chiave per la crescita dell'intero Paese: non si tratta solo di recuperare i divari di reddito e opportunità tra le diverse aree territoriali, ma si tratta anche di promuovere una visione che riconosce al Mezzogiorno il ruolo strategico», scrivono in una lettera i parlamentari del Pd eletti al Sud, Bruno Bossio, Del Basso De Caro, Frailis, De Luca, Lacarra, Manca, Miceli, Mura, Navarra, Pezzopane, Raciti, Siani, Topo e Viscomi. Tra loro anche chi, è il caso dei campani Umberto del Basso de Caro e il figlio del governatore campano Piero De Luca, aspira direttamente alla nomina nel sottogoverno. Difficile, però, che possano essere accontentati perché i posti non sono molti e si deve tener conto, anzitutto, della rappresentanza femminile. E, ancora, non è chiaro se nel sottogoverno ci potrebbero essere gli ex ministri del Conte II o si possa disegnare un nuovo organigramma. Tutte ipotesi per ora anche se alcune caselle sono state lasciate libere da Mario Draghi. A cominciare da quella sugli Affari Europei che potrebbe essere assegnata al ministro uscente Enzo Amendola (nel nuovo esecutivo come vice ministro o sottosegretario). E ancora ci sono alcune caselle che i dem potrebbero avere interesse a confermare come Antonio Misiani all'Economia (a maggior ragione ora che il Mef è guidato dal tecnico Franco) o Matteo Mauri all'Interno.
IL RISIKO
In questo quadro ad avere chance per i restanti posti sono le donne.
Il Mattino