Si dividono i compiti. Nicola Zingaretti parla del partito, del Pd e, quasi affacciandosi dalla finestra di Palazzo Re Enzo, abbraccia la piazza di Bologna che la sera prima si...
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Ecco perché spiega il ministro della Cultura, «un governo può nascere per quello, ma non può durare solo per quello - ha aggiunto -. Serve qualità nell'azione di governo. Serve una prospettiva politica, un'alleanza tra avversari». Ogni riferimento a Matteo Renzi e al M5S non è casuale. Si è aperta così la tre giorni di Bologna Tutta un'altra storia. Il convitato di pietra, citato ma non troppo, è proprio il leader di Italia Viva, Renzi. A cui Gianni Cuperlo dedica parole non proprio al miele: «L'ultimo campione ci ha lasciato al 18% e ora ci spiega che vuole annientarci».
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C'è voglia di resistenza, ma anche di resilienza. Non a caso Zingaretti parla di una convention proiettata oltre il Pd per allargare il campo partendo da basi comuni. Non a caso il numero uno del Nazareno dedica la kermesse sotto le Due torri alla professoressa di Palermo che chiese alla sua classe di una fare una ricerca e gli alunni le risposero che erano preoccupati perché i decreti sicurezza assomigliavano alle leggi del Ventennio: «Questa straordinaria prof è stata sospesa per 20 giorni: bisogna raccogliere le idee per battaglie giuste».
LA STOCCATA
E dunque ecco il gotha ministeriale del Pd. Pronto a rilanciare lo ius culturae: «Non ci saranno ragioni di convenienza che ci faranno fermare», assicura Franceschini. Che continua a rilanciare e sponsorizzare un'alleanza strutturale con il M5S anche alle regionali. A dimostrazione che, nonostante la sconfitta, il modello Umbria non è stato riposto nel cassetto: «È davvero inspiegabile non stringere intese locali visto che governiamo insieme il Paese».
Franceschini è convinto che i grillini vadano «aiutati» in questo processo. Anche se la linea di Luigi Di Maio su questo argomento è netta: porte chiuse. O almeno così sarà in Emilia Romagna e in Calabria. Se da una parte c'è un corteggiamento, dall'altra non mancano le punture di spillo verso Renzi. Il ministro della cultura invita i dem a tenere la calma: «È surreale il dibattito che ha alimentato sulla manovra, «ridicolo il dibattito su no Tax, sì Tax».
E quando in serata si affaccia anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri il concetto viene ribadito con più forza: «Siamo impegnati per ridurre la pressione fiscale, vi do una notizia, questa manovra riduce le tasse. Ma non pensiamo che questo processo» innescato dalla manovra «porti al no tax, noi non siamo il tea party ma che porti a una tassazione progressiva sostenibile, che finanzi un welfare moderno e universale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino