Governo, Mattarella pronto a incarico pieno o governo di garanzia per il voto

Un incarico pieno o un incarico per un governo di garanzia che porti ordinatamente l'Italia a nuove elezioni. Questa è la via stretta sulla quale il Quirinale si sta...

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Un incarico pieno o un incarico per un governo di garanzia che porti ordinatamente l'Italia a nuove elezioni. Questa è la via stretta sulla quale il Quirinale si sta muovendo in una giornata che ha visto Sergio Mattarella passare dalla preoccupazione delle prime ore della mattina ad un moderato ottimismo determinato dall'andamento bipolare di questa singolare crisi estiva. Una via stretta e corta che porterà il presidente della Repubblica a prendere le sue decisioni mercoledì sera, al massimo giovedì mattina.


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E in queste ore nell'agenda di appunti presidenziali ci sono segnati solo due nomi: il primo è quello di Giuseppe Conte; il secondo è riservatissimo ed è quello della personalità che potrebbe guidare il governo di garanzia per andare alle urne il più velocemente possibile. Nessuno spazio quindi per nuove possibilità o successivi incarichi esplorativi ove mai fallisse il tentativo di Giuseppe Conte. Serve un governo politico, ha sempre fatto sapere il Quirinale restio a forzare la mano con spericolati tentativi al buio o attraverso improbabili esecutivi istituzionali. L'incarico andrà dunque a un presidente del Consiglio politico - e in campo c'è solo l'attuale premier - se si sarà raggiunto un accordo tra i partiti con un perimetro politico e programmatico preciso. Insomma oltre al nome alle forze politiche servirà domani dimostrare una chiara volontà di collaborare ed una uniformità di intenti sui temi che sono fondamentali per la collocazione internazionale dell'Italia e per la sua tenuta economica.

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La legge di Bilancio è dietro l'angolo e il capo dello stato - anche con il passato esecutivo - non ha mai nascosto la propria preoccupazione per i conti pubblici. Se nella prima fase il Quirinale ha esercitato un pressing temporale per costringere Pd e M5s a dichiarare in fretta la loro «promessa di matrimonio» è del tutto ovvio che ciò non accadrà nei prossimi giorni. Quello a Conte sarebbe un incarico pieno, nella formula «one shot». Se fallisce si torna a votare. Impensabile quindi che il presidente possa mettere a rischio questo tentativo negando al premier incaricato il tempo necessario per formare la squadra di governo e trovare la quadra di un esecutivo che si vorrebbe di legislatura. Quanto tempo? Quello che chiederà il premier incaricato, naturalmente un tempo congruo nei limiti della ragionevolezza, si ragiona al Quirinale.

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Volendo giocare ai pronostici un tempo congruo potrebbe essere quello di una settimana. Forse meno se la trattativa in queste ore farà passi da gigante tali da portare già domani una serie di opzioni per i ministeri chiave. Già la squadra di governo. Elemento essenziale in ogni governo di coalizione, senza dimenticare che la Costituzione prevede qualcosa in più di una semplice interlocuzione tra premier e presidente sui nomi dei ministri. L'articolo 92 della Carta recita: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Due righe che in questa fase le forze politiche dovrebbero imparare a memoria.

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Il Mattino