Grecia e creditori continuano a trattare, anche oltre l'ultimo minuto disponibile. L'Eurogruppo straordinario, convocato in fretta in teleconferenza per discutere la...
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Aspettando una nuova proposta che Atene si sarebbe impegnata a inviare. Il filo del dialogo diventa sempre più sottile ma non si interrompe, nonostante i toni aspri e la sfiducia reciproca tra i protagonisti del negoziato. E da domani per Atene si apre una nuova pagina: sarà ufficialmente senza un programma di aiuti a sostenerla e 'in arretratò verso il Fmi, a meno che non otterrà una dilazione del pagamento degli 1,7 miliardi di euro che gli doveva oggi. Un Paese avviato al default il 20 luglio, quando dovrà rimborsare 3,4 miliardi alla Bce, con le casse del Governo quasi completamente vuote.
Prima di allora, Tsipras vorrebbe negoziare un terzo piano, che comprenda anche un accordo per il taglio del debito. Ma la Merkel esclude che tale trattativa possa avvenire prima del referendum del 5 luglio. L'ultima offerta che Tsipras ha inviato oggi ai creditori, cercando un accordo dell'ultimo minuto che scongiurasse la scadenza di mezzanotte dell'attuale piano di aiuti, era molto distante dall'ultima offerta di mediazione del presidente Jean Claude Juncker. Il premier chiedeva un nuovo prestito Esm per due anni e una ristrutturazione del debito verso il fondo Efsf. Due richieste che rompono praticamente due tabù europei.
E per questo l'Eurogruppo l'ha respinta dopo appena un'ora di confronto. Non c'erano nemmeno i tempi tecnici per un'estensione dell'attuale piano, fanno sapere i ministri. La proposta di Juncker, invece, restava dentro i confini del programma attuale, per sbloccare gli aiuti ancora rimasti, cioè 1,8 miliardi del fondo Efsf più i 10,9 del fondo per la ricapitalizzazione delle banche elleniche.
Soldi che da mezzanotte «non saranno più disponibili», fa sapere il fondo guidato da Klaus Regling, che si «rammarica» della scadenza del programma. Ma, con la scomparsa del secondo programma di aiuti, la speranza di Tsipras è che l'Ue apra subito al negoziato sul terzo pacchetto, che seppellisca per sempre l'odiato Memorandum legato agli accordi precedenti. La Merkel, però, frena le aspettative greche: «Berlino non prenderà in considerazione l'ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia, come proposto da Atene, prima dell'esito del referendum di domenica prossima».
La cancelliera, che fino ad oggi non ha mai voluto fare nè concessioni sul debito nè discussioni sul terzo pacchetto, lascia comunque la porta aperta: «Naturalmente anche dopo mezzanotte non taglieremo fili del dialogo, o non saremmo l'Unione europea», ha detto in una conferenza stampa a Berlino. E il suo ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, rassicura anche sulle conseguenze di un eventuale vittoria del 'nò al referendum: «Non sarebbe una Grexit», ha detto, ribadendo la linea di difesa della zona euro scelta da Berlino. Ma il pressing sulla trattativa non è ad una sola direzione. Dagli Usa, ad esempio, Obama chiede di continuare la trattativa. E non sono solo parole: il segretario al Tesoro, Jack Lew si attacca al telefono e chiama molti «colleghi» europei per convincerli ad aprire uno spiraglio ad Atene.
Serve un compromesso, ha ripetuto a tutti.
Il Mattino