Green pass, Walter Ricciardi: «Basta dare il certificato a chi fa solo il tampone»

Green pass, Walter Ricciardi: «Basta dare il certificato a chi fa solo il tampone»
Professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, già presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi è consigliere per l'emergenza...

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Professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, già presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi è consigliere per l'emergenza Covid del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Professore Ricciardi, siamo alla quarta ondata di diffusione della pandemia?
«Sì, siamo nella quarta ondata in fase crescente, legata all'avvicinarsi della stagione invernale. Una fase controllabile in Italia, se si interviene con tempestività».

Una fase preoccupante?
«Se si osserva quanto sta accanendo in alcuni Paesi europei, possiamo affermare che è peggiore delle precedenti come diffusione di contagi, ma più controllabile per la diffusione delle vaccinazioni. È indicativo quanto accade in Gran Bretagna».

Che situazione c'è nella Gran Bretagna?
«Ci sono meno morti, per la diffusione del vaccino, ma si va a una media di 40-50mila casi al giorno. Se i morti sono solo 150 al giorno, è per le vaccinazioni. Altrimenti, sarebbero stati dieci volte di più».

E in Italia, qual è la situazione?
«Abbiamo una buona copertura vaccinale, con il green pass che funziona. È probabile che la nuova diffusione del virus, legata anche alla stagione, resti contenuta se si continua su questa strada».

Cosa va fatto in questa fase?
«Bisogna insistere sulle misure di contenimento dei contagi. In primo luogo, il rafforzamento della protezione vaccinale, incrementando la campagna su chi non ha ancora avuto la prima dose. Poi, la somministrazione della terza dose, iniziando con le persone fragili e gli anziani».

Poi dovremo farla tutti?
«Sì, molti sono ormai prossimi alla scadenza dei sei mesi dalla seconda dose di vaccino. Significa che ci troveremo a breve nella necessità di fare il richiamo a tutti. Una necessità, legata all'attenuazione della copertura del vaccino».

Crede si debbano introdurre correttivi nel sistema del green pass?
«Penso di sì. Finora, i green pass hanno funzionato, ma sono convinto che, per la stagione invernale che ci costringe più al chiuso e a contatto con gli altri, bisognerebbe rivederne la concessione limitando le libertà legate al green pass solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid».

Oggi invece cosa accade?
«Chi non è vaccinato può accedere ad alcuni luoghi, o utilizzare il servizio di trasporto a lunga percorrenza anche mostrando il tampone effettuato entro le 48 ore. Sono dell'idea, invece, che il tampone sia il punto debole del sistema del green pass. Non assicura la protezione e la non trasmissione del virus, se non al 30 per cento. Ecco perché gli accessi ai luoghi pubblici, o ai luoghi di lavoro andrebbero limitati solo ai vaccinati con il green pass, escludendone la possibilità a chi ha soltanto un tampone negativo valido».

Dobbiamo abituarci a convivere con il virus del Covid?
«Direi che dobbiamo combatterlo più che conviverci, come avviene per tutti i virus conosciuti. Finora, è stato sconfitto e eliminato solo quello del vaiolo. Se si allenta la prevenzione con il vaccino, si assiste a ricomparse e diffusioni di malattie che pensavamo scomparse. Basti pensare a quello che sta avvenendo con la poliomelite che è ricomparsa».

Il vaccino resta arma indispensabile?
«È l'unico strumento di prevenzione. I farmaci di cui si parla in questi giorni sono medicinali di cura della malattia. Non è pensabile sostituire al vaccino che previene con il farmaco, che cura quando si è già contagiati».

Il vaccino non impedisce il contagio: cosa pensa di questo argomento dei no vax?
«È come dire che se c'è qualcuno che muore per un incidente in moto nonostante il casco, sia inutile indossarlo. Esiste sempre una piccola percentuale di rischio contagio anche con il vaccino, ma le conseguenze non sono pericolose come quando ci si ammala senza essere vaccinati».

Condivide l'ipotesi del governo di prorogare lo stato di emergenza?


«Sì, verificando la situazione delle ospedalizzazioni con l'avanzare della stagione fredda. Avremo in contemporanea l'impatto con gli ammalati di influenza e di altre patologie invernali. È importante tutelare la salute dei cittadini, con misure di controllo ancora per l'intera stagione invernale».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino