Un pianto liberatorio. Un abbraccio infinito e quella parola ripetuta più volte con un filo di voce: «Grazie». Clarita Ghavimi, 66 anni, sa bene che senza...
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Quella notte Clarita si era svegliata all'1.30 mentre il fuoco stava iniziando a inghiottire il grattacielo: aveva tentato di aprire la porta di casa per fuggire per bene tre volte prima di essere respinta dalla nube di fumo che aveva avvolto i corridoi. Scoraggiata, Clarita si era rinchiusa in casa attendendo l'arrivo dei soccorritori. Prima che le fiamme arrivassero a suo appartamento, Luca aveva bussato alla sua porta , l'aveva caricata sulla schiena e l'aveva trascinata giù per 11 piani.
Da allora Clarita non ha smesso di cercare Luca per abbracciarlo e ringraziarlo per averla salvata: dopo giorni di ricerche i due si sono incontrati davanti alle telecamere della Bbc, sciogliendosi in lacrime e abbracci rivivendo quei drammatici momenti. «Ho aperto la porta e mi hai afferrato. Non potevo fuggire» ha ricordato Clarita. «Non potevi respirare correttamente - ribatte Luca - Eri completamente sconvolta. Mi sono trovato lì nel momento giusto, in caso contrario chi può saperlo come sarebbe andata a finire». Tra le lacrime Clarita ha continuato a tenere stretto Luca, l'uomo a cui deve tutto.
Il Mattino