Grillo, lo schiaffo dell'Europa E ora la base processa il leader

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«Ragazzi, è un disastro». Quello che nella notte era apparso all'orizzonte come un piccolo capolavoro politico («Iniziamo a contare, ci guardano con rispetto, diventeremo l'ago della bilancia») si è trasformata in una Caporetto. Gli scenari che ora si aprono per il Movimento 5 stelle in Europa sono proprio quelli che i vertici avevano cercato di esorcizzare in tutti i modi: l'ininfluenza del gruppo misto, senza voce in capitolo, senza risorse economiche. Tradotto: l'isolamento politico e una ventina di dipendenti che rischiano il licenziamento. Il sentimento prevalente ora è la paura più che l'amarezza. E si desume dai commenti che iniziano ad affollare le chat alle ore 18,15 quando da Bruxelles comincia a circolare la reazione a catena allo schiaffone che Guy Verhofstadt ha appioppato in diretta social al M5S. «Salta tutto, non ci posso credere» scrive un antico ortodosso pentastellato convertito da tempo alla necessità del pragmatismo che predica trattative e nuove identità trasversali.


«Andare al voto online senza una trattativa solida è stato un autogol pazzesco», ha detto uno degli uomini più fidati di Davide Casaleggio. Perché ieri ha perso l'ala pragmatica, quella dei vertici, del blog che era riuscito a convincere oltre 40 mila iscritti della bontà della scelta di passare all'Alde. Perde l'ala dialogante di Luigi Di Maio, candidato premier che solo poche ore prima spiegava che l'alleanza con i liberali era tecnica, e non politica. E invece, tecnicamente Verhofstadt ci ha ripensato. Perde quel modo di ragionare pragmatico che a fatica si era fatto strada negli ultimi mesi e che era stato dettato dai leader in persona, Grillo e Casaleggio. 

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