MILANO Un amministratore di sostegno per Patrizia Reggiani, vedova Gucci. Lo ha deciso il giudice della nona sezione civile del tribunale di Milano, Isabella Mazzei, che chiude...
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UNA RICCA EREDITA'
«Se la signora Reggiani dovrà essere seguita da una figura di sostegno per l'amministrazione delle sue finanze, che sia una figura di sua fiducia e non soltanto imposta», era stata la richiesta dell'avvocato Daniele Pizzi, il difensore di lady Gucci. Che per il giudice ha bisogno di essere "protetta": la perizia eseguita da Rossana Giove, direttore sociosanitario dell'ospedale Niguarda, ha stabilito che è in grado di sostenere la gestione economica ordinaria, anzi questa pratica quotidiana può essere utile al suo benessere psicofisico e soddisfare il bisogno di autonomia. Ma se in futuro entrerà in possesso del vitalizio che l'ex marito le ha concesso due anni prima di essere freddato con tre colpi di pistola la mattina del 27 marzo 1995, sul marciapiede della centralissima via Palestro, e della quota di legittima che erediterà dalla madre, per gestire un patrimonio che si profila assai ricco dovrà essere seguita da una figura di sostegno, estranea all’ambito familiare.
SEPARATE IN CASA
Un provvedimento chiesto dalla madre, secondo la quale Patrizia Reggiani non è in grado di gestire il denaro con oculatezze e rischia di sperparare un patrimonio.
L'ACCORDO CON L'EX MARITO
A Patrizia Reggiani spettano, per sentenza della corte d'Appello di Milano del gennaio 2017 ora in attesa del pronunciamento della Cassazione, ventiquattro milioni di euro di arretrati più un milione di euro all'anno previsti dall'accordo firmato dalla vedova con l'ex marito imprenditore nel 1993, otto anni dopo il divorzio e due anni prima dell'omicidio. E dato che Maurizio Gucci non c'è più, a pagare devono essere le figlie Alessandra e Allegra, che però non ci stanno: davanti all’organo di conciliazione di Sankt Moritz, in Engadina, hanno impugnato l’accordo firmato dai due ex coniugi la vigilia di Natale di venticinque anni fa. Registrato come «promemoria di intenti», impegna l’imprenditore a corrispondere all’ex consorte 1,1 milioni di franchi svizzeri all’anno, «vita natural durante». «Si rileva quindi un’indubbia volontà delle parti a correlare la tutela dell’interesse di Patria Reggiani con tempi successivi alla fine della vita di Maurizio Gucci», scrivono nelle motivazioni i giudici di secondo grado. «L’assegno, che sostituiva quello di divorzio, evitava per Patrizia Reggiani il rischio che l’ex coniuge chiedesse la revisione degli alimenti e si cautelava in caso di morte dell’obbligato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino