Turismo, crisi nera. Il presidente Bocca: «Gli hotel costano tanto anche se sono chiusi, così pagano i dipendenti»

«Un albergo non è un negozio. Quando lo chiudi, se è una struttura di dimensioni medio grandi, ti costa comunque 40 mila euro tra manutenzione, vigilanza,...

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«Un albergo non è un negozio. Quando lo chiudi, se è una struttura di dimensioni medio grandi, ti costa comunque 40 mila euro tra manutenzione, vigilanza, tasse, utenze e compagnia bella». Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, di hotel ne ha una dozzina, dunque se la situazione non cambierà va incontro quest'anno a una perdita di circa 5 milioni di euro in totale, dopo aver già visto il proprio fatturato contrarsi dell'80% nel 2020 per effetto dei lockdown. 

Record di stanze occupate nel 2020?
«Una quarantina, a Roma, nell'albergo di piazza Barberini, che però ne conta più di cento. Ho riaperto a settembre e ottobre per la Festa del Cinema: avevamo preso accordi prima della seconda ondata per ospitare gli addetti all'organizzazione del festival». 

Ha anche un hotel a Capri e a Firenze. Lì com'è andata?
«A Firenze abbiamo aperto quest'estate per dare un messaggio, ma sotto il profilo dei conti è stato un disastro. Nel momento di picco avevamo il 20% delle camere occupate. A Capri siamo rimasti chiusi ad aprile, maggio, in parte giugno e settembre, oltre a ottobre. Lì i ricavi sono calati di netto anche per l'assenza del turismo Usa. Sull'isola è quello che spinge i consumi». 

Nel suo caso quanto valgono i ristori?
«C'è il limite dei 150 mila euro, ma non ad albergo, a ragione sociale. Quindi, nella migliore delle ipotesi, riceverò 150 mila euro per dodici strutture, poco più di diecimila euro a struttura. Ma sa quanto pago di elettricità solo a Roma? Circa 380 mila euro l'anno. Di questo passo i costi fissi faranno inabissare il settore». 

Un albergo su due è in affitto, vero?
«Vero. C'è il credito d'imposta, ma spesso il proprietario non accetta di usufruirne in cambio di una riduzione dell'affitto. Così se lo devono scaricare dalle tasse i titolari delle strutture, che non lavorando però non hanno molto da scaricare. Chi ha i ricavi azzerati e deve fare i conti con l'affitto, anche solo con il 40% dell'importo per effetto delle agevolazioni, oggi è sull'orlo del baratro». 

Prenotazioni per il 2021?
«Quali prenotazioni?». 

Se la situazione non cambia quanti dipendenti salverà?
«Ne ho 400 e se la situazione rimarrà quella di oggi, direi una settantina. Forse cento». 

Come se ne esce?


«Concedendo alle imprese prestiti di lungo termine, a 15 anni, per fare provvista di cassa per poter pagare gli stipendi e le altre spese. E soprattutto estendendo il superbonus al 110% agli alberghi per permetterci di realizzare nel tempo in cui rimaniamo fermi strutture adatte a rispondere alle esigenze delle clientela che verrà». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino