Al "silenzio assordante" del governo replicano con il pugno duro, decisi a non mollare fino a quando l'esecutivo di Matteo Renzi «non darà risposte...
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Non è bastata dunque una prima giornata di sciopero, quella dello scorso 16 dicembre che raccolse un'adesione vicina all'80%, per "smuovere le acque" ed il governo: i problemi sollevati dai camici bianchi sono ancora sul tavolo, così come il loro contratto di lavoro, non rinnovato da 7 anni. Ma la prima cosa che i sindacati medici vogliono chiarire è che la protesta estrema della sciopero non è a difesa di "interessi di categoria" bensì a difesa dei diritti di tutti i cittadini: la posta in gioco, avvertono, è infatti altissima perché si parla della sostenibilità stessa del nostro Ssstema sanitario e, dunque, della possibilità di continuare a garantire cure e prestazioni a tutti i cittadini e senza differenze sul territorio.
Le questioni, afferma Costantino Troise, segretario del maggiore dei sindacati dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed, «sono rimaste tutte sul tappeto e non vi è stata alcuna interlocuzione con il governo, nè riguardo la sostenibilità economica della Sanità pubblica, nè sul ruolo professionale nè, tanto meno, in merito alla garanzia del diritto di cura per i cittadini». Sono questioni «essenziali - incalza - che non possono essere omesse dall'agenda della politica». Per questo, annuncia, «abbiamo anche in programma una serie di manifestazioni interregionali, e partiremo dal Sud, da Napoli, a fine febbraio, oltre alle 48 ore di sciopero nazionale». Manifestazioni sono in calendario, da aprile, anche a Milano e Firenze. Insomma, sottolinea Troise, «non si tratta di questioni corporative ma nell'interesse dei cittadini e vorremmo che la politica si assumesse le proprie responsabilità».
Un esempio su tutti: «Le annunciate assunzioni non ci sono ancora state, mentre ciò che c'è di concreto sono i tagli della Legge di stabilità e l'assenza di un progetto complessivo per la Sanità pubblica».
Il Mattino